Il paese delle truffe su internet
Si trova in Romania ed è un piccolo centro agricolo che, nel giro di pochi anni, si è arricchito grazie ad una rete ben organizzata di truffe su internet
Il quotidiano Le Monde ha pubblicato un’inchiesta su Râmnicu Vâlcea, piccola città della Romania che si è arricchita con le truffe via internet, le cui vittime sono all’80 per cento cittadini americani: «Râmnicu Vâlcea è senza dubbio la città rumena più conosciuta negli Usa – ha raccontato al giornale francese Stelian Petrescu, professore di geografia – gli americani non avevano alcuna idea del mio Paese, a parte per la Transilvania e la leggenda di Dracula, ma adesso la mia città è famosa, per colpa di quei giovani che rubano su Internet».
L’attività, che sembra concentrarsi nel quartiere popolare di Ostroveni, ha portato il piccolo centro agricolo ad un rapido arricchimento, con un aumento del reddito medio della popolazione, uno sviluppo del settore immobiliare, dell’industria dell’intrattenimento, con l’apertura di negozi di lusso e di ben venti centri della Western Union, la compagnia statunitense di ervizi finanziari e di trasferimento internazionale di denaro. George, un ragazzo di 24 anni laureato in management, dice a Le Monde: «Cos’altro possiamo fare? Qui non c’è lavoro, il governo parla solo di crisi, di riduzione dei salari e di tirare la cinghia. Io ho 24 anni e per tutti gli anni dell’università l’ho stretta la cinghia. Ho amici, nel quartiere, che incassano decine di migliaia di euro. Certo, rubano sul web, ma almeno se la cavano. E io dovrei lavorare tutta la vita per niente. Voi cosa fareste al mio posto?».
I giovani hacker di Râmnicu Vâlcea hanno costruito reti transnazionali molto ben organizzate e usano la tecnica delle “frecce”. Una “freccia” è un intermediario il cui obiettivo è aprire un conto nel Paese in cui si trova e sul quale riceve denaro in cambio di un prodotto o di un servizio che non esiste. Da questa somma, l’hacker trattiene una percentuale per sè (a titolo di compensazione per il rischio) e trasferisce il resto sul conto di un’altra “freccia” in un altro paese. Così via, per far perdere le tracce, fino all’ultima “freccia” che trasmette la somma finale al cervello dell’operazione.
Il meccanismo è ben noto anche all’FBI, visto che l’80 per cento delle vittime delle truffe sono cittadini americani. Il 7 dicembre Robert Mueller, il direttore della polizia federale americana ha visitato Bucarest per cercare di addestrare con le forze di polizia rumene una squadra speciale di 600 agenti specializzati nel contrastare la truffa informatica: «Le minacce più gravi che abbiamo di fronte sono transnazionali. Nessun Paese e nessuna agenzia possono combattere da sole contro queste minacce».
Gli ultimi arresti, a Râmnicu Vâlcea, risalgono a novembre quando venticinque persone, fra i 18 e i 35 anni, sono state fermate per una truffa di 120mila euro a danno di cittadini americani, svizzeri, francesi, austriaci e tedeschi: avevano pubblicato dei falsi annunci su eBay per vendere prodotti elettronici, automobili e addirittura dei trattori. Nel mese di luglio, gli ufficiali di polizia rumena e l’FBI avevano arrestato altri 23 pirati informatici che erano riusciti a truffare migliaia di americani per una somma totale di 20 milioni di dollari.