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  • Mercoledì 28 dicembre 2011

E la Grecia?

Mentre noi ci occupavamo di altro, il governo Papademos ha già scontentato tutti e non riesce a superare le divisioni tra i partiti della coalizione che lo sostengono

Dal 10 novembre scorso la Grecia ha un nuovo governo, guidato dall’ex governatore della Banca centrale greca Lucas Papademos. In Italia si è passati da una fase di grande attenzione alle vicende della politica greca, soprattutto perché in qualche modo simmetriche alle nostre e per gli scossoni provocati dagli ultimi giorni al governo di Papandreou, a una fase di interesse minore, anche perché nel frattempo è toccato a noi sostituire il vecchio governo: eravamo impegnati a fare altro, insomma. Da allora sono passate soltanto sei settimane, e il governo greco è già molto indietro nel programma di riforme necessarie a risanare l’economia del paese, è in netta discesa nei sondaggi e sembra bloccato dalla rissosa coalizione che lo sostiene (che riunisce l’ex partito di governo, i socialisti del PASOK, e il principale partito di centrodestra Nea Dimokratia). Nel paese, intanto, la situazione sociale continua a peggiorare.

Uno dei problemi principali, scrive lo Spiegel, è la divisione tra i partiti, che si sono contrapposti molto duramente durante il precedente governo Papandreou e continuano a bloccare l’azione di governo con una serie di veti incrociati. I greci avevano inizialmente dato molta fiducia al governo Papademos, ma quelli che si dichiarano poco fiduciosi in lui sono ora saliti dal 38 al 65 per cento, mentre il tasso di approvazione nel governo nel suo complesso è sceso dal 48 al 26 per cento.

Finora Papademos è comunque riuscito a ottenere due obiettivi importanti: si è assicurato la sesta rata da 8 miliardi di euro del prestito complessivo di 110 miliardi concesso dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale ed è riuscito ad approvare la legge finanziaria per il 2012.

Ma proprio in questi giorni il governo sta dimostrando la sua debolezza nel corso delle trattative per la ristrutturazione del debito pubblico dello stato: secondo quanto concordato con l’Unione Europea, di fronte all’impossibilità di far fronte a tutti i propri debiti, che nel 2010 ammontavano al 142 per cento del PIL, gli investitori privati rinunceranno al 50 per cento dei loro prestiti. Prima di farlo il governo greco dovrà condurre trattative con i creditori, da concludere entro la fine del 2011, per poi sostituire i vecchi titoli di stato con altri nuovi all’inizio del 2012. Le trattative stanno procedendo a rilento, con minacce di azioni legali da parte di grandi fondi di investimento, ed è ormai certo che la Grecia non rispetterà la scadenza. Oltre a questo, la lista delle riforme che sembrano bloccate ma che sono necessarie, anche per ottenere dalle istituzioni internazionali un nuovo prestito da 130 miliardi di euro, è lunghissima.

Lo Spiegel scrive che il programma di privatizzazioni è fermo, dopo aver ottenuto solo 1,7 miliardi di euro dei 50 miliardi previsti entro il 2015, il mercato del lavoro e gli enti pubblici non sono stati riformati, e il piano di tagli dei posti di lavoro nella pubblica amministrazione interessa finora solo un migliaio di lavoratori dei 30.000 previsti. Poi c’è il doloroso capitolo della riforma del sistema sanitario, che gli osservatori avevano da tempo indicato come estremamente inefficiente e condizionato dalla corruzione. I tagli sono stati del 13 per cento in due anni, portando al risparmio di circa 2,5 miliardi di euro, ma colpendo troppo profondamente e troppo velocemente: un reportage uscito ieri sul New York Times racconta che la crisi economica ha provocato un aumento dei pazienti nelle strutture pubbliche di quasi un terzo negli ultimi due anni, dato che sempre meno persone si possono permettere cliniche private, e che molte strutture mancano di materiali e non effettuano più la manutenzione dei macchinari più costosi. I malati di HIV sono in crescita, e i tagli minacciano anche il sistema delle costose ma necessarie vaccinazioni infantili.

In questa cupa situazione, il governo Papademos ha già preso diverse misure impopolari tagliando le pensioni e alzando le tasse, e ha causato l’indignazione popolare ai primi di dicembre quando ha deciso di legare una tassa sulla proprietà alla bolletta della luce, minacciando di tagliare la fornitura elettrica a chi si rifiuterà di pagare.

I partiti della coalizione di governo, intanto, litigano anche sulla data delle prossime elezioni, inizialmente previste per febbraio e ora rimandate alla fine di aprile, in modo da dare più tempo al governo di approvare le riforme fondamentali. L’ex partito conservatore di opposizione, Nea Dimokratia, spinge per anticipare la data (i sondaggi lo danno di 12 punti percentuali in vantaggio sui socialisti), mentre l’ex premier e attuale leader del PASOK, sotto pressione all’interno del suo stesso partito da parte dei molti altri pretendenti alla leadership, non ha ancora chiarito se sarà di nuovo il candidato del PASOK alle prossime elezioni politiche.

foto: LOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images