Oggi la protesta in difesa delle donne in Israele
Migliaia di persone sono attese nella cittadina di Beit Shemesh dove gli ultra-ortodossi impongono discriminazioni e divieti contro le donne
Secondo il quotidiano liberal Haaretz potrebbero arrivare più di 10 mila persone alla manifestazione indetta oggi nella cittadina israeliana di Beit Shemesh per protestare contro le discriminazioni della locale comunità haredim (gli haredim sono i cosiddetti “ebrei ultraortodossi”) nei confronti delle donne. Le polemiche e le tensioni – ieri ci sono stati scontri tra alcuni ortodossi e la polizia intervenuta per far rimuovere dei cartelli che vietano alle donne di camminare sullo stesso marciapiede degli uomini – sono cresciute dopo che un servizio televisivo ha fatto il giro del mondo mostrando una bambina americana di otto anni che vive a Beit Shemesh e racconta di essere minacciata nel suo percorso verso la scuola.
Molte autorità e cittadini israeliani sono intervenuti nei giorni scorsi per condannare le discriminazioni. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha condannato duramente le discriminazioni nei confronti delle donne. «Israele è una democrazia occidentale e liberale e non tollereremo altri episodi del genere», ha detto Netanyahu, riferendosi a un episodio recente che ha coinvolto un haredi . L’uomo, nella notte di Natale, è stato arrestato per aver offeso e sputato contro una donna religiosa a Beit Shemesh, una città pochi chilometri a ovest di Gerusalemme, perché era vestita «in maniera indecente». Haaretz racconta anche di altri haredim che – senza voler comparire pubblicamente – chiedono aiuto contro le derive estremiste della comunità.
Alcune troupe televisive lunedì sono state attaccate a Beit Shemesh e le immagini hanno sollevato ulteriori proteste in Israele: la polizia è intervenuta e sei uomini sono stati arrestati per non aver voluto rimuovere un cartello discriminatorio. La manifestazione di oggi inizierà alle 18 locali, le 17 in Italia: ci sono polemiche sulla richiesta di partecipare da parte del sindaco, eletto col partito degli ultra-ortodossi Shas, e accusato di aver tollerato le discriminazioni.