Il “piano d’emergenza” per la RAI
La tv di Stato taglia spese per 95 milioni di euro, racconta Aldo Fontanarosa su Repubblica, a cominciare da sport e sedi estere
Aldo Fontanarosa su Repubblica di oggi racconta delle grosse difficoltà economiche che attraversa la RAI, il cui direttore Lorenza Lei ha presentato un “piano di emergenza” che comporta tagli, risparmi e rinunce.
Quando leggi (a pagina 27) che la Rai vuole «chiudere in anticipo» alcuni edifici la sera, per risparmiare forse sulla bolletta elettrica, capisci che la tv di Stato vive il Natale più malinconico della sua storia. Cose del genere non si sentivano dal decreto salva Rai, anno del Signore 1993. D´altra parte il direttore generale Lorenza Lei – mentre riassume in un grafico i tagli e le cessioni che imporrà all´azienda per un totale di 94,8 milioni – sceglie un titolo chiaro: questo, scrive, è un Piano di Emergenza.
GOL DI NOTTE
Il Piano assesta un duro colpo allo sport. Non sarà rinnovato il contratto con la Lega Calcio per il triennio 2012-2015. La Rai si limiterà a comprare, per la Serie A, i diritti delle azioni salienti delle partite. Diritti low cost, di quelli che si possono utilizzare a tarda sera: la Domenica Sportiva «dovrà iniziare con 50 minuti di ritardo rispetto all´orario attuale» (mentre saranno rimpiazzati i programmi cardine di RaiDue: Sabato Sprint, Stadio Sprint e 90° minuto). La tv di Stato comprerà ancora i diritti radiofonici (Serie A e Serie B), i diritti tv della B, i diritti tv della A per l´estero. Il risparmio sarà di 21 milioni, in parte reinvestiti nei canali solo sportivi. In questo scenario, sarà affidato a fornitori privati il 70% delle riprese esterne (per lo sport e, in generale, per l´intera programmazione)SEDI ESTERE ADDIO
Il Piano d´Emergenza mette sott´accusa i corrispondenti esteri della Rai. Se i giornalisti delle tv internazionali sono dei tuttofare (che scrivono il pezzo e poi lo confezionano sul piano tecnico), «ogni servizio delle reti di Stato» – si legge nel Piano – richiede l´impiego «di producer, montatore, operatore», a volte anche di «addetto alle luci e fonico». Ne consegue che «la quasi totalità degli Uffici di Corrispondenza non ha un accettabile rapporto tra costi sostenuti e servizi prodotti». Il Piano di Emergenza decide la chiusura di 7 Uffici esteri (tra cui Madrid, Mosca e Nuova Delhi); il ridimensionamento di New York (saranno 3 i giornalisti presenti invece dei 6 attuali) e la disdetta di tutti gli appartamenti in fitto nel mondo (unica eccezione, Bruxelles). I corrispondenti superstiti e gli inviati – rimasti ormai senza un tetto Rai – si appoggeranno alle strutture di un´agenzia estera di informazione (l´americana Associated Press) che fornirà loro gli strumenti di lavoro.