La diplomazia di Natale
Dalla battaglia di Trenton nel 1776 ai litigi sugli alberi di Natale tra le due Coree, il Natale è sempre stata un'occasione per farsi guerra o provare a fare la pace
A Natale sono tutti più buoni, dice la saggezza popolare. Negli anni, gli eventi internazionali non hanno sempre confermato questo ottimismo, dato che l’occasione del Natale è stata usata sia per inviare messaggi di pace (più o meno insperati, più o meno volontari) sia per aumentare il numero di morti in attentati pianificati in anticipo, come è successo anche oggi in Nigeria. L’Atlantic ha raccolto cinque avvenimenti storici dei Natali dell’ultimo secolo – e uno decisamente meno recente – a cui si può dare una lettura molto positiva, di speranza, e in altri casi di grande pessimismo.
1. La battaglia di Trenton, 1776
Nell’inverno del 1776 la Guerra di indipendenza era in una fase incerta: il morale dei soldati americani era piuttosto basso e sul campo la situazione militare era ancora in bilico. George Washington attraversò il fiume Delaware il 25 dicembre, entrando in New Jersey, e la mattina seguente attaccò vicino alla località di Trenton i soldati dell’Assia che combattevano per l’impero britannico (non si trattava di mercenari, dato che Federico II, langravio di Assia-Kessel, aveva prestato al Regno Unito unità del suo esercito regolare). Le forze di Washington vinsero, e per molti anni si parlò del fatto che era stata decisiva per la vittoria l’ubriachezza dei soldati tedeschi dopo i festeggiamenti per il Natale. Gli storici hanno smentito negli ultimi anni questa ricostruzione, che secondo alcuni sarebbe stata fatta circolare dagli stessi britannici per spiegare la loro imbarazzante disfatta. Le vittorie di Trenton e di Princeton, il 3 gennaio successivo, risollevarono il morale degli americani e furono un momento di svolta del conflitto.
2. La “tregua di Natale”, 1914
La vigilia di Natale del 1914, in diverse località dei fronti militari in cui si stava combattendo la Prima guerra mondiale, iniziata nel luglio precedente, i soldati tedeschi, francesi, belgi e inglesi smisero di combattere spontaneamente. Il giorno successivo, le cronache riportano diversi casi di contatti tra i due fronti contrapposti, con scambi di cibo e di bevande. “Secondo la leggenda”, dice l’Atlantic, ci furono anche casi di partite di calcio giocate nella terra di nessuno tra le due trincee. La tregua di Natale diventò famosissima negli anni successivi come esempio di evento positivo causato dall’atmosfera natalizia, ed è stata oggetto di libri e film, tra cui Joyeux Noël del 2005.
3. Il messaggio di papa Pio XII, 1942
Il 24 dicembre 1942, nel pieno della Seconda guerra mondiale, il papa Pio XII pronunciò il tradizionale radiomessaggio rivolto al mondo. Molti si aspettavano una condanna esplicita del genocidio nazista e fascista nei confronti degli ebrei e delle altre minoranze perseguitate, che da alcuni mesi era diventato noto ai diplomatici, ai governanti e ai vertici militari dei paesi in guerra contro la Germania e i suoi alleati. Il discorso che pronunciò Pio XII fu invece molto cauto e poco circostanziato, anche se conteneva un velato riferimento al genocidio verso la fine del discorso.
Questo voto l’umanità lo deve alle centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento.
Il radiomessaggio del Natale 1942 venne spesso citato durante il lungo dibattito che in particolare a partire dagli anni Sessanta (dopo la pubblicazione dell’opera teatrale “Il vicario” di Rolf Hochhuth nel 1963) c’è stato anche tra gli storici su possibili responsabilità delle gerarchie vaticane nella mancata denuncia o nell’inazione riguardo i genocidi della Seconda guerra mondiale.
4. L’attentato all’hotel Brink di Saigon, 1964
Nel 1964, in territorio vietnamita non erano ancora presenti soldati con specifici ruoli di combattimento, ancora per pochi mesi. Ma la presenza statunitense era diventata gradualmente sempre più intensa a partire dai primi anni Sessanta. Il 24 dicembre 1964 due membri dell’esercito comunista nordvietnamita che si opponeva agli Stati Uniti (i vietcong) che indossavano uniformi dell’esercito del Vietnam del Sud si diressero con due auto all’hotel Brink di Saigon, capitale del Vietnam del Sud (l’hotel si chiamava così in onore del primo comandante statunitense in Vietnam, Francis Brink, che si era suicidato durante una visita a Washington). Le due auto attraversarono diversi posti di blocco e parcheggiarono sul retro dell’edificio, che si trovava nel centro di Saigon. Poi si sedettero a un vicino bar, da cui osservarono l’esplosione dei circa 90 kg di esplosivo che si trovavano nel baule di una delle due auto. L’esplosione avvenne alle 17.45, e uccise due ufficiali statunitensi ferendo altre 38 persone.
5. Il messaggio dell’Apollo 8 dallo spazio, 1968
In occasione del Natale del 1968, i tre astronauti della missione spaziale statunitense dell’Apollo 8, la prima spedizione spaziale con equipaggio umano a raggiungere la Luna, inviarono in diretta televisiva immagini della Terra e della Luna viste dalla navicella spaziale, leggendo a turno passi dal libro biblico della Genesi. Il messaggio acquista ancora più significato se si tiene conto della guerra fredda allora in corso tra Stati Uniti e Unione Sovietica, come scrive l’Atlantic: “se luci di Natale su un confine possono essere considerate ‘guerra psicologica’ [vedi sotto] oggi, trionfanti viaggiatori spaziali che trasmettono letture bibliche nel 1968 possono sicuramente meritarsi la stessa qualifica”.
6. La crisi degli alberi di Natale, 2011
Il più recente caso di “diplomazia natalizia” è di quest’anno. Poco prima che arrivasse la notizia della morte del dittatore nordcoreano Kim Jong-il, Corea del Nord e Corea del Sud si erano scambiate pesanti minacce verbali intorno alla decisione della Corea del Sud di riprendere la tradizione di mettere enormi alberi di Natale illuminati vicino al confine con la Corea del Nord, tradizione che si era interrotta sette anni fa dopo uno specifico accordo. La Corea del Nord aveva accusato l’iniziativa di essere “un basso tentativo di guerra psicologica.” E se vogliamo chiudere con una punta di ottimismo, il regime cubano ha annunciato il 23 dicembre che nei prossimi giorni libererà quasi tremila prigionieri dalle sue carceri.
foto: KIM JAE-MYUNG/AFP/Getty Images