Chi era Giorgio Bocca
L'intervista di un anno fa, alle Invasioni Barbariche al giornalista e scrittore morto oggi a 91 anni
Oggi è morto nella sua casa di Milano il giornalista e scrittore Giorgio Bocca. Era nato a Cuneo il 28 agosto 1920. Repubblica lo ricorda come “uno dei fondatori” del quotidiano, e gli dedica un lungo ritratto di Fabrizio Ravelli. Nel dicembre 2010 era stato ospite alla trasmissione Le invasioni barbariche.
“NELL’ITALIA liberata prima ci disarmarono, parlo di noi partigiani, e poi ci chiesero di tenere in qualche modo in piedi la baracca dello Stato. A me, che avevo comandato una divisione di Giustizia e Libertà, offrirono, a scelta, un posto da vicequestore o da sindaco. Dissi che preferivo un posto da giornalista a GL, l’edizione torinese di Italia Libera, il quotidiano del Partito d’Azione a Torino”. Nel fiume sterminato della vita professionale di Giorgio Bocca è raro trovare lezioni di uno che si impanca a maestro di giornalismo. C’è questo momento fondamentale: il partigiano Bocca che, deposte a forza le armi, decide che per “tenere in piedi la baracca” c’era di meglio che buttarsi in politica. C’era da raccontare un Paese, da viaggiare e riferire, da incontrare gente e interrogarsi.
E’ quello che ha fatto per tutta la sua seconda vita, mai dimenticando quella prima da partigiano che l’aveva formato per sempre. La sua unica, sbrigativa lezione, risale sempre a quegli anni: “Il mestiere del giornalista è molte cose che si imparano: scrivere chiaro e in fretta, avere capacità di sintesi, non perdersi nei dubbi e nelle esitazioni, ma anche essere colto, aperto al mondo e alle sue lezioni, capace di emozioni, di solidarietà umana”: E ai giovani che gli chiedevano quale fosse il segreto (e si chiamavano Egisto Corradi, Bernardo Valli, Angelo Del Boca, Alberto Cavallari, Gigi Ghirotti), Bocca riservava una piccola rivelazione: “Non preoccupatevi, se un segreto c’è, è quello che avete già in testa, il segreto di chi ha orecchio per i suoni del creato, di chi ha occhio per la caccia, dello schermidore che sa parare e tirare”.
(continua a leggere sul sito di Repubblica)
foto: Gian Mattia D’Alberto – LaPresse