Chi è Alan Gross
La storia del cittadino statunitense da due anni in carcere a Cuba, che non sarà liberato nella prossima amnistia promessa da Raul Castro
Le relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti stanno attraversando un periodo molto difficile dopo l’annuncio che Alan Gross, un cittadino statunitense da due anni detenuto a Cuba, non sarà tra i carcerati che beneficeranno dell’amnistia annunciata il 23 dicembre da Raul Castro.
Il governo cubano ha annunciato venerdì scorso che rilascerà circa 2.900 prigionieri dalle sue carceri, privilegiando i detenuti anziani e quelli che hanno pochi precedenti penali alle spalle. L’annuncio è stato fatto dal presidente Raul Castro, dicendo che la decisione è stata motivata dalla volontà di fare un gesto benevolo nei confronti dei parenti delle vittime e delle istituzioni religiose.
Parlando all’Assemblea Nazionale di Cuba, Castro ha anche citato espressamente la prossima visita di papa Benedetto XVI tra le ragioni per l’amnistia, e ha aggiunto che questa sarà “una dimostrazione della generosità e della forza della rivoluzione.” A luglio scorso, Raul Castro aveva già concesso la liberazione di 53 detenuti tra quelli che erano stati arrestati durante la stretta repressiva del regime cubano dell’agosto 2003.
Il caso di Alan Gross
Il presidente Castro ha detto che nei prossimi giorni saranno liberati 86 detenuti stranieri da 25 paesi diversi, e che i diplomatici dei paesi interessati saranno avvisati quando avverranno le scarcerazioni. Un funzionario del ministero degli esteri cubano ha però annunciato alle agenzie di stampa straniere che Gross “non sarà sulla lista” degli stranieri che verranno rilasciati.
Alan Gross viene da Potomac, nel Maryland, e ha 62 anni. È stato arrestato nel dicembre 2009 per aver venduto senza autorizzazione del governo cubano materiale informatico e per le comunicazioni satellitari nel paese, ed è stato condannato a marzo del 2011 a quindici anni di carcere per “atti contro l’indipendenza e l’integrità dello stato”.
Al momento del suo arresto all’Avana, Gross stava lavorando per una società di Bethesda, Maryland (a poca distanza da Washington, DC), la Development Alternatives, che aveva vinto l’appalto per un controverso progetto del governo statunitense, del valore complessivo di sei milioni di dollari, per la promozione della democrazia a Cuba. Il lavoro di Gross consisteva anche nella distribuzione di computer portatili e telefoni satellitari a membri della piccola comunità ebraica di Cuba, per i quali non aveva il permesso richiesto dalla legge cubana.
Funzionari statunitensi hanno difeso il programma riservato a cui lavorava Gross, che dipendeva indirettamente da una agenzia governativa, la US Agency for International Development (USAID), dicendo che l’obbiettivo del progetto era quello di aiutare i cubani a comunicare con il resto del mondo e con le numerose comunità emigrate dal paese.
Ad agosto del 2011, la sentenza contro Gross è stata definitivamente confermata dalla Corte Suprema di Cuba, che ha respinto l’appello del cittadino statunitense. Gross, che prima dell’arresto era stato più volte a Cuba con un visto turistico e che parlava pochissimo spagnolo, ha ammesso di aver portato materiale informatico e satellitare nel paese, ma ha detto che non intendeva danneggiare il governo cubano bensì aiutare la comunità ebraica. La Corte Suprema ha respinto le sue argomentazioni, dicendo che Gross faceva parte di un programma governativo statunitense per “destabilizzare” e “sovvertire” il governo comunista di Cuba.
Il Dipartimento di stato degli Stati Uniti si è detto “profondamente deluso” per la decisione di non rilasciare Gross, di cui aveva richiesto il “rilascio immediato” per l’ultima volta ai primi di dicembre. Un portavoce del Dipartimento di stato ha aggiunto che la salute di Gross sta peggiorando. Alcuni cittadini statunitensi che hanno potuto fargli visita a Cuba hano detto che Gross ha perso oltre 30 chili da quando è in carcere e che soffre di depressione.
foto: AP Photo/Manuel Balce Ceneta