Minzolini può tornare al Tg1?
La Cassazione dice che la RAI non fa parte della pubblica amministrazione: questo fa venir meno la ragione ufficiale del suo allontanamento
Augusto Minzolini da qualche giorno non è più direttore del Tg1: rinviato a giudizio per peculato per la storia delle carte di credito, secondo quanto previsto dalla legge 97 del 2001 è stato trasferito “a un ufficio diverso da quello in cui prestava servizio al momento del fatto, con attribuzione di funzioni corrispondenti, per inquadramento, mansioni e prospettive di carriera, a quelle svolte in precedenza”. La legge si applica ai dipendenti pubblici rinviati a giudizio per reati contro la pubblica amministrazione. Ieri però una sentenza della Corte di Cassazione ha considerato la RAI “una società per azioni […] non annoverabile tra le pubbliche amministrazioni”. E quindi Minzolini potrebbe tornare presto al posto di direttore, o quantomeno averne sulla carta il diritto.
Altro che pausa natalizia. La Rai è in pieno fermento. Il direttore generale di viale Mazzini, Lorenza Lei, incontra ancora una volta, e nel giro di pochissimi giorni, Silvio Berlusconi. Primo scambio di vedute dopo la rimozione di Augusto Minzolini dalla direzione del Tg1. Forse un sondaggio su cosa pensa il Cavaliere della possibile «vera nomina» di un nuovo direttore al telegiornale di Raiuno a fine gennaio dopo l’interim di Alberto Maccari?
Però il tutto avviene proprio nelle ore in cui la Corte di Cassazione sembra sottrarre proprio a Lorenza Lei l’argomento giuridico con cui ha proposto il 13 dicembre scorso al Consiglio di amministrazione, ottenendolo, l’allontanamento di Minzolini dalla guida del Tg ammiraglio Rai. Perché la Cassazione ha sostenuto che «la Rai è una società per azioni per volontà del legislatore stesso e, seppure soggetta a una disciplina particolare per determinati aspetti ed a determinati fini, riguardanti anche la giurisdizione, chiaramente dettata da interessi di natura pubblica, per tutto quanto non diversamente previsto non può che essere regolata secondo il regime generale delle società per azioni». La sentenza riguarda una vicenda legata ai concorsi e ai possibili ricorsi al Tar. Secondo la Cassazione non è il tribunale amministrativo regionale il luogo per affrontare certe vertenze perché la Rai «non è in alcun modo annoverabile tra le pubbliche amministrazioni».