Come si costruisce un dittatore
Inizia un periodo difficile per la propaganda in Corea del Nord: deve inventare storie a effetto sul nuovo successore, e magari ritoccargli la data del compleanno
Il ruolo della propaganda nella Corea del Nord è fondamentale, e la morte del dittatore Kim Jong-il, meno di una settimana fa, ha affrettato le scadenze per il prossimo compito dei mezzi di informazione del regime: convincere il paese che il figlio Kim Jong-un è già saldamente al controllo della nazione, e che non ha meno qualità straordinarie di suo padre e di suo nonno prima di lui.
“Brillante come la neve”
Il quotidiano giapponese Asahi Shimbun racconta che, il giorno in cui è avvenuta la morte di Kim Jong-il mentre era in treno nei dintorni della capitale Pyongyang, il 17 dicembre, i servizi ferroviari da e per la capitale sono stati interrotti nella tarda mattinata, e le comunicazioni tramite i cellulari sono state rese impossibili nel corso del pomeriggio. Le autorità hanno deciso di rendere più difficili i trasporti e le comunicazioni per evitare che la notizia trapelasse prima che il regime stesso decidesse di comunicarla alla Corea del Nord e al resto del mondo, il 19 dicembre.
Poi è iniziato il lavoro dei mezzi di informazione del regime. In Corea del Nord c’è un solo canale televisivo, controllato dallo Stato, che trasmette cartoni animati nel tardo pomeriggio e notizie, telefilm o film alla sera. Il principale quotidiano è il Rodong Sinmun (“giornale dei lavoratori”), l’organo di stampa ufficiale del Partito dei Lavoratori della Corea, il partito di governo. L’agenzia di stampa ufficiale del regime, la Korean Central News Agency (KCNA), ha uno scarno sito registrato con un dominio giapponese, e pubblica notizie sul paese anche in inglese. Tutti gli organi di stampa si sono uniti nel doppio compito di mostrare la disperazione del paese intero, inclusa la natura e il tempo atmosferico, per la morte di Kim Jong-il, e allo stesso tempo di indicare con chiarezza la successione.
Invece dei soliti cinque o sei scarni comunicati, la KCNA presenta ora una lunga serie di articoli commemorativi, tra cui “La vita di Kim Jong-il, brillante come la neve” (la neve è simbolo di purezza nella cultura coreana) e “L’uniforme da campo di Kim Jong-il era cara nei cuori del popolo“. Molti articoli sono in spagnolo, probabilmente perché uno dei pochissimi occidentali a lavorare per il regime nordcoreano, da circa dieci anni, è uno spagnolo che si chiama Alejandro Cao de Benós. La KCNA ha diffuso racconti del cielo che si è tinto di rosso, di tempeste di neve vicino al confine con la Corea del Sud e di misteriosi lampi accecanti sopra il monte Baekdu, ritenuto sacro nella cultura coreana, dove Kim Jong-il sarebbe nato (secondo la biografia ufficiale) in una baracca di tronchi, mentre suo padre combatteva contro i giapponesi. Secondo fonti sovietiche, invece, Kim Jong-il sarebbe nato un anno prima della data ufficiale in Siberia, a molti chilometri di distanza dal monte Baekdu.
Nulla è scritto a caso
Ma i racconti della propaganda hanno anche un altro livello di lettura, che non si ferma alle esagerazioni e alle assurdità. Come ha spiegato al Guardian Brian Myers, che insegna in Corea del Sud e ha scritto un libro intitolato “La razza più pura” sulla propaganda nordcoreana e i suoi fondamenti politici e ideologici, i racconti della KCNA o del Rodong Sinmun non possono essere presi alla lettera né scartati come pure assurdità, dato che neppure i nordcoreani lo fanno.
L’insistenza sull’uniforme da campo di Kim Jong-il, per esempio, con cui il dittatore era vestito in tutte le foto ufficiali da decenni, serve a dare l’impressione e a lasciare il ricordo di un umile lavoratore al servizio del suo popolo, messaggio sottolineato anche dal modo con cui è stata descritta la sua morte: una morte improvvisa mentre stava lavorando senza sosta per il suo paese, rinunciando al cibo e al sonno. Racconti in stridente contrasto con lo stile di vita lussuoso e con le bizzarrie del ristretto gruppo al potere e dello stesso Kim Jong-il descritte nei pochi racconti che riuscivano a filtrare dal paese.
Secondo gli esperti, nei prossimi mesi si potranno avere informazioni indirette su come stanno andando le cose nei vertici del regime anche da un’attenta analisi della propaganda. Ci saranno senza dubbio le lodi di Kim Jong-un, il successore designato, ma probabilmente aumenteranno anche le canzoni o le poesie dedicate a glorificare l’esercito del paese: un apparato enorme e sproporzionato, stimato in oltre un milione di uomini su 24 milioni di abitanti (il quarto del mondo), che assorbe una quota gigantesca del bilancio dello Stato, ma anche il garante della successione e uno dei pericoli maggiori alla prossima leadership di Kim Jong-un.
Kim Jong-un viene già chiamato “Leader eccezionale” e “Grande successore”, continuando la tradizione dei titoli enfatici o stravaganti riservati ai dittatori nordcoreani, e ne viene sottolineata la continuità di stile di governo e di pensiero con il padre scomparso. I giornali di Stato, nota il Guardian, non sottolineano la discendenza padre-figlio (di cui i nordcoreani sono perfettamente a conoscenza), e un’altra stranezza è che la biografia ufficiale, elemento importante nella costruzione del mito, non è ancora stata resa pubblica.
Il capo della propaganda
A capo dell’apparato della propaganda, ovvero del Dipartimento per la Propaganda e l’Agitazione, c’è un anziano ex professore di 82 anni, Kim Ki Nam, che guida quel settore del regime dal 1992 dopo aver lavorato per quasi trent’anni nei mezzi di comunicazione di Stato. Il Wall Street Journal racconta che l’opera di esaltazione e di pubblicità per il giovane Kim Jong-un è iniziata da oltre due anni, da quando cioè Kim Jong-il lo ha indicato chiaramente come successore. Nel maggio 2009, Jong-un era già descritto come “un eccellente generale che mostra il talento straordinario di colpire il centro del bersaglio tutte le volte che spara”. Oggi esistono già canzoni che esaltano la guida del “generale Kim”.
La propaganda, infatti, non si serve solo della stampa e dei mezzi di informazione. Gli studenti nordcoreani devono assistere, dalle scuole elementari all’università, alle lezioni di Storia Rivoluzionaria, piena di racconti più o meno verosimili della grandezza della dinastia Kim. Le strade sono piene di ritratti e mosaici giganteschi di Kim Il-sung e di Kim Jong-il, che possono essere ritratti solamente da alcuni artisti e non da tutti: da quelli, cioè, che si sono dimostrati abbastanza dotati da meritarsi l’onore.
La propaganda di Kim Ki Nam ha un problema principale, nel fare il ritratto del giovane successore: la sua età. Un funzionario statunitense ha detto all’agenzia di stampa Associated Press che Jong-un ha 27 anni, e anche se la sua vita fino ad ora è stata avvolta nel mistero più fitto anche per i nordcoreani, è difficile presentarlo molto più vecchio di quanto non sia, in una cultura che ha molta riverenza nei confronti degli anziani ed è solita identificare l’autorevolezza con l’età. Kim Jong-il è diventato leader supremo della Corea del Nord a 53 anni, e i ritratti ufficiali del fondatore dello stato Kim Il-sung lo mostrano solitamente come un uomo di mezza età. Secondo alcuni, Kim Jong-un proverà ad affrettare i tempi (la sua biografia ufficiale non è ancora uscita, appunto) e a festeggiare il suo trentesimo compleanno a gennaio del prossimo anno. Come nota il Wall Street Journal, questo creerebbe una felice coincidenza: “Kim Jong-il avrebbe compiuto 70 anni e Kim Jong-un ne compirebbe 30 nell’anno in cui Kim Il-sung ne avrebbe compiuti 100.” In Corea del Nord, a fianco della data occidentale, gli anni si contano anche dalla nascita di Kim Il-sung (come “anni dello Juche”, l’ideologia di partito cominciata a propagandare negli anni Sessanta).
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foto: MOHD RASFAN/AFP/Getty Images