In Siria va sempre peggio
Negli ultimi due giorni il regime ha bombardato il nordovest del paese, uccidendo decine di persone: intanto si parla di migliaia di diserzioni nell'esercito
Negli ultimi due giorni il regime siriano di Bashar al-Assad ha portato avanti una repressione ancora più violenta del passato contro gli oppositori, utilizzando le armi pesanti dell’esercito in alcune zone del paese, provocando violenti scontri e la morte di decine di persone. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, un’organizzazione con sede a Londra tra le più attive nel comunicare lo svolgimento dei fatti nel paese dal punto di vista delle forze di opposizione, ha detto che negli scontri di ieri sono morte 47 persone, mentre il Comitato di coordinamento locale ha alzato la cifra a 78 persone. Il giorno precedente, secondo le stesse fonti, oltre 100 persone erano state uccise.
Gli scontri più violenti sono stati nella provincia di Idlib, nella zona nordoccidentale del paese, tra le forze armate filogovernative e soldati disertori. Lunedì, secondo gli attivisti, più di 70 soldati sono stati condannati a morte e uccisi per aver abbandonato le loro posizioni nella provincia di Idlib. Qui, nell’area di Jabal al-Zawiya, due villaggi sarebbero tuttora assediati dall’esercito. Gli attivisti riportano anche scontri mortali nelle città di Homs, Hama e Deraa. I mezzi di informazione stranieri non hanno accesso al paese, per cui non è possibile verificare l’attendibilità di quanto riportano i gruppi per i diritti umani, né capire esattamente la dinamica degli scontri e identificare le forze che si oppongono al governo: capire cioè se si tratti realmente di disertori dell’esercito o di gruppi armati di ribelli antigovernativi.
Secondo Haaretz, oltre 10.000 soldati hanno disertato dall’esercito siriano, e che nelle ultime tre chiamate per la leva circa la metà dei coscritti non si è presentata per prestare servizio. Citando fonti dei servizi segreti occidentali, il quotidiano israeliano aggiunge che mentre i vertici dell’esercito rimangono fedeli ad Assad (e costituiscono un appoggio fondamentale per il suo regime), molti ufficiali di livello inferiore, e in alcuni casi intere unità, stanno disertando.
L’ultima stima delle Nazioni Unite valuta in più di 5.000 il numero di persone uccise in tutto il paese dall’inizio delle proteste contro Bashar al-Assad, lo scorso marzo. Le autorità chiamano i manifestanti “bande armate di terroristi” e sottolineano il sostegno che queste riceverebbero dall’estero per destabilizzare il paese.
I gruppi di opposizione siriani dicono che il recente intensificarsi della repressione da parte dell’esercito in alcune zone del paese è motivata dalla volontà di stroncare la rivolta in modo decisivo prima dell’inizio della missione degli osservatori della Lega Araba, che la Siria ha accettato dopo molte esitazioni e molti rinvii due settimane fa. Funzionari della Lega Araba hanno detto che i primi membri della missione di osservazione, che includerà esperti militari, legali e amministrativi, potrebbero arrivare già domani. La missione, la prima di questo genere nella storia della Lega, dovrebbe durare un mese, con la possibilità di rinnovo per un altro mese se le due parti saranno d’accordo. La Lega Araba vorrebbe portare il numero dei suoi osservatori a 500 entro la fine del mese.
foto: AP Photo/ Sham News Network, via APTN