Voi, dove volete andare?
Beppe Severgnini vuole un altro paese: «è alla nostra portata»
Sul Corriere della Sera di oggi Beppe Severgnini si domanda quanta disponibilità ci sia a cambiare l’Italia così come la vediamo e come ci viene raccontata: lui è ottimista, o almeno motivato. Anche perché chi si ritira, è complice.
Se l’Europa avanza per spaventi, l’Italia procede per ansie e furori. Stavolta appaiono più gravi e giustificati del solito. La recessione potrebbe trasformarsi in una nuova, grande depressione, uno spettro evocato da Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale. E accadrà, se accettiamo che la delusione diventi rassegnazione.
L’ultimo furore collettivo risale all’inizio degli anni Novanta: le indagini di Mani Pulite rivelarono meccanismi nauseanti, destinati a finanziare i partiti e non solo. Noi italiani mostrammo in molti modi la voglia di cambiare: il tifo calcistico per i magistrati, i referendum di Mario Segni, l’appoggio alla Lega nascente, l’entusiasmo per Forza Italia. È andata male. Tutto quello che abbiamo saputo creare è una Seconda Repubblica velleitaria e costosa, oggi defunta e non rimpianta.
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