Un anno di Primavera araba
Le foto delle celebrazioni in Tunisia in onore di Mohamed Bouazizi, il fruttivendolo che un anno fa si diede fuoco, dando il via alle rivolte arabe
Oggi decine di migliaia di persone si sono radunate a Sidi Bouzid, in Tunisia, per commemorare la morte del fruttivendolo Mohamed Bouazizi che il 17 dicembre 2010 si diede fuoco per protesta contro la corruzione e la miseria del suo Paese. Da lì sarebbero partite le rivolte per la democrazia che hanno interessato nel 2011 diversi paesi arabi, dalla Libia allo Yemen. Bouazizi aveva 26 anni e con il suo lavoro manteneva la sua famiglia di otto persone. Esattamente un anno fa, non ha accettò il ricatto di alcuni poliziotti che gli avevano chiesto il “pizzo” per poter continuare a svolgere la sua attività. Bouazizi venne così picchiato dagli agenti che gli sequestrarono tutto. Allora si rivolse al governatore della sua città che però non volle concedergli udienza. Bouazizi, esasperato, decise di darsi fuoco.
A un anno dal suo tragico gesto, Sidi Bouzid ha eretto una statua in suo onore, alla presenza del neopresidente Moncef Marzouki, il quale ha dichiarato che Bouazizi “è riuscito a restituire dignità a tutto il popolo tunisino”. Nonostante il freddo, decine di migliaia di persone hanno organizzato una marcia terminata nella piazza centrale della cittadina, dove hanno poi intonato canti popolari. Le celebrazioni continueranno fino a domani in tutta la Tunisia e vedranno la partecipazione di grandi personalità del mondo arabo come il Premio Nobel per la Pace 2011 yemenita Tawakkul Karman.
Ma nonostante le ultime elezioni libere vinte dal partito islamista Ennahda e la gioia e l’ottimismo dei presenti, la Tunisia resta un Paese con gravi problemi. Il Prodotto interno lordo del Paese è destinato a crescere nel 2011 solo dello 0,2 per cento, contro il 3 per cento del 2010 con Ben Ali (anche se gli economisti stimano che nel 2012 dovrebbe salire al 4,5 per cento). Intanto il tasso di disoccupazione, una delle cause scatenanti della rivolta, è salito al 18,3 per cento (contro il 13 della fine del 2010). Nei prossimi giorni sarà annunciato il governo di coalizione guidato da Ennahda che dovrà scrivere una nuova Costituzione in attesa di nuove elezioni che si dovrebbero tenere tra un anno.
Foto: AP/Giorgos Moutafis