Il nome della Macedonia
La Corte dell'Aja ha dato torto alla Grecia dopo una lunghissima diatriba sul nome della ex repubblica jugoslava
Dopo una disputa durata oltre vent’anni la Macedonia ha vinto. La settimana scorsa la Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha dato torto alla Grecia, che nell’aprile del 2008 aveva posto il veto all’ingresso della Macedonia nella Nato a causa del nome del Paese, uguale a quello della famosa regione ellenica, sostenendo che ancora non era stato trovato un nome adeguato all’ex repubblica jugoslava. Macedonia è un nome che sia Atene che Skopje rivendicano orgogliosamente come patrimonio storico e culturale e che rimanda addirittura al conquistatore Alessandro Magno, la cui statua eretta la scorsa estate nella capitale macedone aveva aggravato la crisi diplomatica tra i due Paesi.
La Corte dell’Aja ha sentenziato che con il suo veto la Grecia non ha rispettato gli impegni presi nel 1995, quando si era convinta a non ostacolare il processo di adesione della Macedonia alla NATO e ad altre organizzazioni internazionali se quest’ultima avesse adottato il contorto acronimo FYROM (Former yugoslavian republic of Macedonia). Proprio dal 1995, dunque, la Macedonia ha lo status di paese candidato all’UE, ma per la diatriba con la Grecia sinora non è riuscita ad assicurarsi l’avvio dei negoziati di adesione. Comunque, già nel 2012 durante la conferenza dell’Alleanza Atlantica prevista a Chicago, la Macedonia avanzerà ufficialmente la sua candidatura per l’ingresso nella NATO.
Tuttavia, ha scritto l’Economist, non c’è molto da gioire. Innanzitutto, la Corte del’Aja non ha imposto alla Grecia di non opporsi in futuro all’ingresso della Macedonia in altre organizzazioni internazionali di cui è membro. La diatriba dunque resta ancora teoricamente aperta, anche per quanto riguarda l’ingresso della Macedonia nella NATO. E anche per quanto riguarda l’eventuale accesso all’Unione Europea, la situazione non sembra essere molto fluida. Certo, la Grecia che si è sempre opposta alla Macedonia nell’UE stavolta è bloccata da problemi interni molto gravi, come il rischio default e il commissariamento dell’Europa che, in qualità di creditore, potrebbe chiedere al governo del nuovo premier Lucas Papademos di allentare la presa. Ma, allo stesso tempo, anche l’Europa si trova in una crisi profonda e, dopo l’inclusione della Croazia prevista per il 2013, un nuovo allargamento dell’Unione Europea, almeno nei prossimi anni, sembra essere decisamente improbabile, secondo l’Economist. E molti Paesi si aggrapperanno a ogni scusa possibile per non far entrare il 29esimo membro. Anche alla disputa sul nome “Macedonia”.
Foto: AP/Boris Grdanoski