Il nuovo presidente della Tunisia
Si chiama Moncef Marzouki, è un ex dissidente politico e guida un partito laico di centrosinistra
L’ex dissidente politico tunisino Moncef Marzouki è diventato il primo presidente liberamente eletto dalla Tunisia dopo la rivoluzione dello scorso gennaio. «Sono orgoglioso di assumermi questa responsabilità, di fare da garante del mio popolo, dello Stato e della rivoluzione», ha detto ieri. Marzouki è stato eletto con 153 voti sui 217 totali dell’Assemblea Costituente.
La cerimonia d’insediamento di Marzouki avverrà a Cartagine tra pochi giorni. «Ho l’onore di diventare il primo presidente della prima repubblica libera del mondo arabo», ha detto. Il suo primo compito consisterà nel nominare il primo ministro del suo governo, che probabilmente sarà Hamedi Jebali, il numero due del partito islamico moderato Ennhada. L’opposizione accusa Marzouki di essere una pedina di Ennahda e il leader del partito di sinistra Coalizione Democratica Moderna, Samir Betaieb, si è lamentato di come le nuove regole del sistema politico lascino troppo potere al capo del governo, a spese del presidente eletto.
Alle elezioni dello scorso 23 ottobre, le prime libere dopo oltre vent’anni, Ennhada ottenne la maggioranza dei voti guadagnandosi 89 seggi in Parlamento. Il partito di Marzouki, Partito della Repubblica, arrivò secondo con 29 seggi. L’elezione del presidente è avvenuta due giorni dopo l’adozione di una costituzione provvisoria, che consentirà al paese di avere presto un nuovo governo. Marzouki era stato a capo della Lega Tunisina per la Difesa dei Diritti Umani dal 1989 al 1994, quando l’allora presidente Ben Ali lo costrinse all’esilio. Marzouki, divorziato dalla moglie, ha tre figli, ha studiato medicina e ha scritto molti libri. Il programma del suo partito è incentrato sulle libertà civili, come l’abolizione della polizia politica e della censura, e l’approvazione di una Costituzione rispettosa della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Gli osservatori sono concordi nell’indicare come un segnale positivo il fatto che il partito islamico Ennhada, che gode della maggioranza nell’assemblea costituente, abbia deciso di affidare l’incarico di presidente al leader del partito arrivato secondo.