La violenza nell’hockey, una lunga storia
Nel campionato nordamericano di hockey c'è una rissa ogni due partite, tollerata: fin dal XIX secolo, a Montreal
Il dibattito sulle risse nell’hockey su ghiaccio ritorna periodicamente in Canada e negli Stati Uniti, e nel corso del tempo è diventato uno dei misteri più grandi dello sport: quando l’hockey ha iniziato a tollerare i combattimenti? Più che di risse, infatti, gli scontri fisici tra i giocatori sono combattimenti semi-organizzati, regolati da un codice d’onore informale e con giocatori (gli enforcer) che hanno tra i loro ruoli quello di iniziarli e portarli avanti. Adam Gopnik, autore del New Yorker, ha proposto una spiegazione storica, che coinvolge le divisioni etniche e sociali nella Montreal del tardo XIX secolo.
Oggi i combattimenti sono tollerati solamente nei campionati di hockey su ghiaccio del Nordamerica, e il regolamento ufficiale della NHL (la massima serie che riunisce squadre statunitensi e canadesi) dà esplicitamente, nell’articolo 46, ampio potere discrezionale agli arbitri, che nella maggior parte dei casi si limita ad espellere dal gioco per cinque minuti ai giocatori coinvolti. I giocatori che iniziano un combattimento devono gettare a terra i bastoni e togliersi i guanti, scambiandosi colpi rigorosamente a mani nude, di solito fino a che uno dei due (i combattimenti tra più di due giocatori non sono permessi) non cade a terra. Ma la questione della liceità dei combattimenti è tornata di attualità dopo che tre enforcer della NHL, di 27, 28 e 35 anni sono morti la scorsa estate a causa della depressione o delle lesioni riportate durante gli scontri di gioco.
La CNN scrive che gli enforcer di solito “passano continuamente da una squadra all’altra, riuscendo a stento a ottenere un contratto per un ruolo che pochi riescono a svolgere bene e che nessun altro vuole.” Uno dei più celebri, Georges Laraque, oggi ritirato (e vicepresidente del partito dei Verdi canadese), ha dichiarato: “Odiavo combattere. Odiavo la pressione. Odiavo essere chiamato un picchiatore, un animale. Odiavo promuovere la violenza”.
Gopnik, grande appassionato di hockey, ha presentato la sua ricostruzione storica durante le ultime Massey Lectures, un ciclo di conferenze che ogni anno un intellettuale di rilievo è invitato a tenere dall’Università di Toronto, con la collaborazione del network CBS e della casa editrice House of Anansi. Le Massey Lectures sono tra gli eventi culturali più importanti del Canada.
I primi incontri organizzati di hockey su ghiaccio si giocarono a Montreal nel 1875, da canadesi di origini britanniche che durante l’estate giocavano a rugby e che cercavano uno sport invernale. Per i primi due decenni di vita dello sport, i giocatori erano per lo più membri della buona borghesia di Montreal di ascendenza inglese e scozzese. I canadesi di origine francese (solitamente cattolici, e la maggioranza a Montreal) cominciarono a partecipare allo sport solo negli anni Novanta dell’Ottocento, dopo che la chiesa cattolica del Quebec allentò la sua resistenza nei confronti degli sport. Gli irlandesi, cattolici ma di lingua inglese, occuparono una sorta di posto intermedio tra l’élite protestante e la maggioranza cattolica francese.
Ciascun gruppo aveva la propria associazione sportiva, così come era rappresentata da una pianta diversa sulla bandiera di Montreal: gli scozzesi, rappresentati dal cardo, avevano il Victorias; gli inglesi la rosa e la Montreal Amateur Athletic Association; gli irlandesi avevano il trifoglio e gli Shamrocks; i francesi il fiordaliso e due squadre, i National e i Montagnards.
Gopnik ha chiamato gli inizi dello sport a Montreal “in parte un gioco di improvvisazione giocato su una strada ghiacciata, in parte una brutale versione del rugby giocata ad alta velocità, in parte una specie di calcio sul ghiaccio”, e ha ricondotto la violenza alle divisioni che attraversavano la città di Montreal.
Ma Bill Fitsell, storico dello sport e fondatore della Society for International Hockey Research, ha passato molti anni a studiare le cronache di giornale della fine del XIX secolo, e sostiene che mentre queste parlavano spesso di gioco rude e mosse proibite con i bastoni, i riferimenti espliciti a combattimenti tra giocatori sono rarissimi e molto distanziati nel tempo.
La violenza sembra essere diventata più diffusa e intensa nei primi anni del Novecento. Nel 1905, Alcide Laurin rimase ucciso sul colpo dopo essere stato colpito da un pugno e da un bastone durante una partita tra squadre dell’area di Ottawa. Chi lo colpì fu un avversario, Allen Loney, della squadra “inglese”, mentre Laurin apparteneva a una squadra “francese”. Nel 1907, Owen McCourt dei Cornwall riportò una ferita mortale quando fu colpito dal bastone di un avversario di nome Charles Masson, durante un combattimento con un compagno di squadra di Masson.
Nei primi tempi dello sport, i colpi che i giocatori si scambiavano usando i bastoni erano frequenti e potenzialmente molto pericolosi. Secondo alcuni, i combattimenti si sono sviluppati proprio come una “valvola di sfogo” per un gioco che è molto fisico e prevede molti contatti ad alta velocità tra i giocatori, in modo da prevenire incidenti più gravi che coinvolgessero l’uso dei bastoni da hockey. L’argomento è stato usato di recente, da parte dei massimi dirigenti della NHL, anche a proposito della morte dei tre enforcer.
I combattimenti in cui i giocatori si prendono a pugni non sembrano essere diventati frequenti fino agli anni Venti del Novecento, secondo le ricerche svolte da Fitsell, e il comportamento non venne nemmeno menzionato tra i falli possibili (indicando, secondo Fitsell, che era poco diffuso) fino al 1915. Ma già nel regolamento del 1922, da allora modificato più volte, i combattimenti ricevevano una regolamentazione piuttosto precisa.
I bastoni, gradualmente, smisero di essere usati per colpire gli avversari, e divennero molto rari solo a partire dagli anni Settanta. Nel 2000 Marty McSorley dei Boston Bruins colpì alla testa con il bastone Donald Brashear dei Vancouver Canucks a tre secondi dal termine del match, provocandogli lesioni gravi (Brashear cadde a terra sbattendo la testa). McSorley venne condannato da un giudice a 18 mesi, per aggressione aggravata. Ma gli episodi di combattimenti tra i giocatori sono aumentati nell’arco dei decenni: nella stagione NHL 1960-61, erano uno ogni cinque partite, mentre nella stagione 1987-88 ogni incontro aveva una media di 1,3 combattimenti. In seguito la percentuale è scesa leggermente, e oggi la media è di un combattimento ogni due partite.
foto: Elsa/Getty Images