Clegg contro Cameron sull’Europa
Il vicepremier britannico ha duramente contestato la scelta isolazionista sui trattati dell'Unione Europea
Il governo di David Cameron è di fronte alla prima crisi seria nei suoi 18 mesi di vita. Oggi il vicepremier Nick Clegg, leader del partito di coalizione dei liberaldemocratici e storico europeista, ha duramente contestato il veto di Cameron sulla riforma dei trattati dell’Unione Europea, impegno sottoscritto da tutti gli altri 26 paesi (seppur con qualche riserva) durante l’ultimo summit di giovedì scorso a Bruxelles. Dopo le critiche quasi unanimi alla scelta di Cameron arrivate dall’Europa – e anche in parte in patria – Clegg ha dichiarato all’Andrew Marr Show (sulla BBC One) di esser rimasto «molto deluso» dalla «cattiva scelta» del premier, perché ora «c’è il pericolo che il Regno Unito rimanga isolato all’interno dell’Unione Europea». Clegg ha aggiunto che non partecipare alla riforma dell’Europa «non porterà benefici all’occupazione del paese e nemmeno alla City».
Nonostante «l’intransigenza della Francia e della Germania», Clegg ha dichiarato inoltre di aver fatto subito presente a Cameron, all’alba di venerdì, dell’errore che aveva commesso e che, paradossalmente, «al Regno Unito non è mai stato chiesto di cedere la sua sovranità all’Unione Europea. Semmai l’unica richiesta è stata quella di acconsentire a una nuova serie di regolamentazioni che avrebbero aiutato l’Europa dal punto di vista fiscale». Affermazioni che sono in netto contrasto, tuttavia, con quelle che lo stesso Clegg aveva fatto venerdì, quando era stato molto più cauto. Nella circostanza, Clegg aveva detto che le richieste del Regno Unito erano state «modeste e ragionevoli».
Intanto, tutto il partito liberaldemocratico sembra in agitazione. Il Guardian qualche giorno fa aveva riportato i timori del ministro del Commercio britannico Vince Cable, sottolineati da quelli di alcune aziende britanniche che considerano la decisione di Cameron molto negativa per l’economia del paese. Oggi invece, in un articolo pubblicato dall’Observer, l’ex leader libdem Paddy Ashdown ha definito «catastrofica» la mossa di Cameron, accusandolo di aver ceduto alla fronda degli 81 deputati euroscettici all’interno del partito conservatore.
Cameron, infatti, ora si trova in difficoltà. Gli euroscettici del suo partito, che hanno nel ministro degli Esteri William Hague un autorevole riferimento, da qualche tempo stanno pressando il premier per allentare ancora di più il legame tra Regno Unito ed Europa. Ieri il vicesegretario dei liberaldemocratici, Simon Hughes, ha sostanzialmente detto che devono finirla, ma gli euroscettici non sembrano ascoltare i loro alleati. Dopo che la loro mozione per l’istituzione di un referendum sulla permanenza del Regno nell’Unione Europea è stata recentemente bocciata alla Camera dei Comuni, il tema è tornato di moda negli ultimi giorni. Domani, come rivela l’Independent, gli euroscettici si incontreranno per decidere le mosse future. L’obiettivo è sempre lo stesso: un isolamento pressoché totale del Regno dall’Europa.
Il governo dunque è attraversato da tensioni, ma sia Clegg che Ashdown hanno ribadito oggi che non intendono rompere l’alleanza con i conservatori. «Il paese viene prima di tutto», ha detto Ashdown. Inoltre, secondo un sondaggio pubblicato oggi dal tabloid Mail on Sunday, ben il 62 per cento dei cittadini britannici appoggerebbe il veto europeo di Cameron, mentre solo il 19 per cento non sarebbe d’accordo con la sua scelta isolazionista.