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  • Domenica 11 dicembre 2011

I sedici mesi di carcere a Lucca di Chet Baker

Un libro racconta di nuovo l'arresto per droga nel 1960 in un autogrill, e il processo

13th April 1961: American jazz trumpeter Chet Baker (1929 – 1988) during his trial in Lucca, near Florence, Italy, on charges of the illegal use of narcotics for which he was subsequently imprisoned. (Photo by Keystone/Getty Images)

13th April 1961: American jazz trumpeter Chet Baker (1929 – 1988) during his trial in Lucca, near Florence, Italy, on charges of the illegal use of narcotics for which he was subsequently imprisoned. (Photo by Keystone/Getty Images)

Sulla Stampa Piero Negri presenta un nuovo libro che racconta di quando il grande trombettista jazz Chet Baker venne arrestato e tenuto in carcere per sedici mesi a Lucca, per possesso di droga (si trattava di un medicinale analgesico vietato in Italia, la storia era stata già raccontata anche in una precedente biografia di Baker).

Il grande Chet che suona seduto sul davanzale della camera d’albergo. Che viene arrestato nella toilette di un’area di servizio, sulla strada per la Bussola di Focette. Henghel Gualdi che con il suo clarino e quattro accompagnatori improvvisa un concerto, la sera di Natale, sotto il carcere di Lucca, dove Chet Baker è rinchiuso, e viene subito interrotto dalle guardie.
Le avventure e le disavventure di Chet Baker, tra i maggiori trombettisti jazz del secolo scorso, erano entrate da tempo nei racconti mirabolanti, magari un po’ romanzati, di chi ne era stato testimone, in quella parte di Toscana compresa tra Lucca e il mare della Versilia. Domenico Manzione, lucchese, magistrato ad Alba, a quei racconti ha aggiunto una ricerca negli archivi del tribunale locale e intorno ci ha costruito un libro, «Il mio amico Chet», appena pubblicato da Maria Pacini Fazzi Editore.
«Un’idea nata quando un giorno un amico rievocò i tempi in cui i ragazzini come lui si trovavano sotto le mura per ascoltare il suono della tromba di Baker che usciva dalla cella nel carcere di San Giorgio – dice -. Il racconto mi fece venire la curiosità di vedere che cosa c’era nelle carte processuali, che ho interamente recuperato. A queste ho aggiunto la storia, verissima, dell’edicolante di Valdicastello che divenne amico del musicista detenuto, insaporita da una minima dose d’invenzione».

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