I limiti per i bilanci europei
Il nuovo accordo prevede sanzioni per gli Stati in perdita, ma un grafico mostra che in passato hanno rispettato i patti in pochi
La riunione del Consiglio europeo che si è conclusa ieri ha stabilito che in futuro ci sarà una maggiore integrazione economica tra i paesi dell’Unione Europea, e che questo obiettivo sarà raggiunto attraverso un nuovo accordo da firmare a marzo del prossimo anno (da cui si è tirato indietro, finora, soltanto il Regno Unito).
Tra gli obbiettivi che gli stati dovranno rispettare, con sanzioni quasi automatiche in caso di infrazione, ci sarà anche un tetto massimo al rapporto tra deficit di bilancio (quando le uscite, nel bilancio di un paese, superano le entrate) e il Prodotto interno lordo: questo rapporto non potrà superare il 3 per cento. Il pareggio di bilancio dovrà anche essere inserito nella costituzione degli stati aderenti. Il limite del 3 per cento, insieme a quello del 60 per cento tra il totale del debito pubblico e il PIL, era teoricamente già previsto dal Patto di Stabilità e Crescita tra i 27 paesi dell’Unione Europea, entrato in vigore insieme alla moneta unica il primo gennaio 1999. Ma come mostra un grafico dell’Economist, negli ultimi tre anni pochissimi paesi hanno rispettato quei limiti, e i pochi che lo hanno fatto non si sono assicurati sempre una reazione migliore alla crisi: la Spagna, nel 2007, aveva addirittura un avanzo di bilancio.