In Congo si mette male
Nella Repubblica Democratica la vittoria elettorale del presidente uscente Kabila è contestata dall'opposizione e c'è il rischio di una nuova guerra civile
Secondo l’annuncio della Commissione elettorale della Repubblica Democratica del Congo (RDC), il presidente uscente Joseph Kabila ha vinto le elezioni presidenziali con il 49 per cento dei voti contro il 32 del suo principale rivale, il 79enne Etienne Tshisekedi. In seguito all’annuncio, decine di migliaia di sostenitori di Kabila sono scesi in strada a festeggiare soprattutto nell’est del paese, dove il presidente ha molto seguito. Contemporaneamente, però, nella capitale Kinshasa, da sempre uno dei centri principali dell’opposizione, e in altre città dell’ovest del paese è aumentata la tensione: gli oppositori di Kabila, che accusano il governo di brogli, hanno cominciato a bruciare pneumatici e in città si sono sentiti diversi spari.
Per ora non ci sarebbero morti tra i manifestanti, ma la polizia in tenuta antisommossa sta pattugliando costantemente la città, e si parla di almeno 20mila soldati pronti a intervenire se necessario. L’obiettivo è evitare che si possa ripetere quanto avvenne dopo le elezioni del 2006, quando si verificarono violenti disordini durati molte settimane. Le autorità temono che si possa verificare un nuovo conflitto civile simile a quello avvenuto in Costa d’Avorio dopo le elezioni del novembre 2010, dove per oltre quattro mesi si sono scontrate le fazioni di Alassane Ouattara e del presidente uscente Laurent Gbagbo. Per ora, la violenza legata alle elezioni 2011 in RDC ha già fatto 18 morti, secondo l’organizzazione non governativa Human Rights Watch.
Per questi motivi, anche Tshisekedi, che aveva subito parlato di brogli dichiarandosi neopresidente della RDC con il «54 per cento dei voti», ha esortato i suoi sostenitori a mantenere la calma. Un obiettivo che non sarà facile da raggiungere. Dopo la lunga attesa per i risultati ufficiali, arrivati solo due settimane dopo le elezioni dello scorso 28 novembre per «problemi logistici», la possibilità che ci siano stati dei brogli è molto alta. Nonostante un’affluenza nazionale del 58 per cento, in molti seggi della provincia del Katanga (dove Kabila ha molto consenso) avrebbe votato addirittura il cento per cento della popolazione locale, eventualità decisamente improbabile. Inoltre, secondo il sito della Commissione elettorale, devono essere contati ancora i voti di 2mila seggi di Kinshasa, dove sono in gioco ben 700mila preferenze che però per la Commissione sono ininfluenti. Gli osservatori internazionali confermano i brogli, ma allo stesso tempo sostengono che le irregolarità non hanno influito in maniera decisiva sul risultato finale.
Tshisekedi potrebbe fare ricorso, ma ieri ha scartato questa eventualità per non far salire ulteriormente la tensione nel paese. Tra l’altro, se i risultati della Commissione Elettorale fossero corretti, Kabila verrebbe confermato presidente grazie a una recente modifica costituzionale molto contestata, secondo la quale il candidato che ottiene il maggior numero di preferenze viene dichiarato presidente al primo turno anche se non raggiunge la maggioranza assoluta del 50 per cento dei voti, eliminando così il ballottaggio. La Corte Suprema della Repubblica Democratica del Congo nominerà ufficialmente il vincitore delle elezioni presidenziali il prossimo 17 dicembre.
La Repubblica Democratica del Congo (ex Congo belga e Zaire) è uno dei paesi più ricchi al mondo di giacimenti di oro e diamanti, ma ancora oggi deve fare i conti con scontri etnici soprattutto nell’est del Paese, infrastrutture a pezzi e povertà diffusa, in gran parte conseguenze del dominio coloniale e poi dittatoriale. Il 28 novembre scorso si sono tenute le elezioni presidenziali e legislative per la seconda volta dopo la guerra civile (1998-2003) e la cacciata dell’ex leader Mobutu Sese Seko. L’attuale presidente Joseph Kabila, 40 anni, sposato con una figlia, è succeduto a suo padre Laurent-Désiré Kabila, assassinato nel 2001.
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