I trent’anni di Reds
Gran filmone americano sulla rivoluzione comunista, correte a rivederlo o godetevi le immagini qui e il racconto di Doppiozero
Il 4 dicembre ricorrono trent’anni dalla prima proiezione di Reds, gran filmone americano sulla rivoluzione russa con cast hollywoodiano: Warren Beatty regista e protagonista, Diane Keaton, Jack Nicholson, Gene Hackman, Maureen Stapleton. Oltre tre ore di film, epica, passione, avventura, dramma, amore, tutte quelle cose che una voce tonante elencava una volta nei trailer dei film americani, ma applicate su una storia con delle implicazioni ideologiche notevoli e anomale per un film del genere negli Stati Uniti degli anni Ottanta. Ne ha scritto su Doppiozero Giacomo Giossi.
L’elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Ronald Reagan, rappresentante della destra repubblicana, segnerà la diffusione in tutto il mondo occidentale dell’ideologia ultra liberista i cui guasti sono alla base della crisi economica attuale. Quelli di Reagan, è il caso di dirlo, furono gli otto anni che sconvolsero il mondo.
Reagan era stato preceduto dall’inconsistente Carter, e prima ancora da Ford e dal poco raccomandabile Nixon, tuttavia il risveglio quella mattina per l’America liberal e dissidente fu traumatico. Quelli erano ancora gli anni di John Lennon e Yoko Ono, della New Hollywood e di film come Manhattan in cui Woody Allen metteva in scena esplicitamente un rapporto di coppia tra un maturo intellettuale ed una ragazza minorenne (impensabile anche oggi), e infiniti potrebbero essere gli esempi di vivacità culturale, di lotta sociale, di attenzione alle minoranze che in quegli anni scorrevano nelle vene della, seppur conservatrice, società americana.
Con Reagan il colpo sarebbe stato letale perché non solo i reazionari restavano saldamente al potere, ma perché la sua politica da ex attore western s’impadroniva dell’immaginario e della forza comunicativa degli Stati Uniti. Il cinema fatto di eroi fragili e dolenti nato con Gregory Peck e in particolar modo con Marlon Brando e proseguito con Al Pacino, Robert De Niro e Jack Nicholson cedeva il passo a quello muscolare e nella retorica sostanzialmente fascista di Arnold Schwarzenegger, Kurt Russell, Sylvester Stallone fino a Bruce Willis e ai più scadenti emuli televisivi.
L’America, si diceva, era cambiata senza che New York se ne fosse accorta. Tuttavia ci fu chi riuscì a opporsi giocando sullo stesso campo di Reagan e a proporre un’alternativa che tuttavia i democratici non seppero, o non vollero, cogliere. Il terreno fu ancora una volta il cinema e la sfida fu lanciata da uno degli attori allora più in vista di Hollywood: Warren Beatty.
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