Da Vespa, nei ritagli di tempo
Il capo del governo è libero di andare in tv, se trova il tempo e se accetta i dubbi sui programmi che sceglie: ma per le cose importanti e per cambiare registro ci sono altri luoghi, a cominciare da questo
L’annuncio che Mario Monti avrebbe illustrato i piani economici del suo governo a Porta a porta, ha scatenato nelle ultime 24 ore molte proteste e polemiche: fondate per almeno due ragioni. Una è che le cose importanti della politica si fanno in altri contesti, e gli annunci ai cittadini si fanno in occasioni più serie. E dopo se si vuole, si va anche a fare i frivoli nelle trasmissioni frivole. L’altra è che quella trasmissione frivola rappresenta esattamente quello che moltissimi italiani vorrebbero superare, Berlusconi o non Berlusconi: un modo superficiale, pappecciccia, irrispettoso dell’intelligenza e della qualità, di intendere il giornalismo, la politico e le cose pubbliche.
Che Monti ci abbia messo una parziale pezza spiegando che le cose serie saranno dette in parlamento è stata una buona cosa. Ma la prossima volta, nel 2011, suggeriamo di pensare allo strumento più efficace, diretto e democratico per informare i cittadini imparzialmente, che è quello su cui vi trovate in questo momento. Di cui anche Michele Serra – ripescando la vetusta espressione “reti unificate” – sembra dimenticarsi nel suo peraltro condivisibile commento che scegliamo tra i molti saggi di oggi.
Con comprensibile orgoglio, Bruno Vespa ha annunciato che il premier Mario Monti, con i ministri Corrado Passera ed Elsa Fornero, illustrerа le sue misure economiche martedì sera a “Porta a porta”. Stesso studio e stessa poltrona dove Silvio Berlusconi ha inscenato alcune delle sue più celebri gag istituzionali, a partire dalla solenne firma in calce al sedicente Contratto con gli italiani. Senza volere togliere nulla alla indiscussa centralità di Vespa nella Roma governativa e curiale (come dimostra lo strepitoso presepe di quella cena a casa del conduttore, dove sedevano Berlusconi, Letta, Draghi e Bertone), colpisce che un governo di così preclare competenze, e intelligenze, e sapienze tecniche, non annoveri trai suoi consulenti anche qualcuno che mastichi di comunicazione o, come si diceva una volta, di relazioni pubbliche. Qualcuno in grado di spiegare al premier che la preziosa aura di discontinuitа che circonda il nuovo governo (e che è fonte della stia popolarità) non può reggere a una così evidente scelta di continuitа.
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