A che punto sono le elezioni in Egitto
Ancora niente risultati ufficiali, Bernardo Valli spiega la situazione su Repubblica
L’annuncio dei risultati ufficiali del primo turno delle elezioni egiziane, che si è tenuto il 28 novembre scorso, continua a essere rimandato. Secondo l’ultimo annuncio della giunta militare che sta gestendo la fase di transizione verso un nuovo governo e una nuova Costituzione dopo la fine del regime di Mubarak, i risultati saranno resi pubblici oggi. I Fratelli Musulmani hanno dichiarato nei giorni scorsi di aver ottenuto circa il 40% dei voti, e il secondo partito sarebbe quello dei fondamentalisti salafiti: Bernardo Valli racconta su Repubblica la confusione e le divisioni nel fronte dell’Islam politico e tra i maggiori gruppi di potere civili, religiosi, militari che governano l’Egitto o si preparano a farlo nel prossimo futuro.
Gli islamisti sono tanti e di diversa natura. Ci sono i democratici, i moderati, i fanatici. Anche nel deserto c’è una destra, un centro e una sinistra: cosi è nell’ampia galassia musulmana, della quale la rivoluzione egiziana è oggi l’epicentro. Ci vuole un gran fiato per tenerle dietro, a questa rivoluzione, con tutti i suoi protagonisti, le sue correnti, le sue nevrosi al limite della schizofrenia. Le idee si arroventano e raffreddano sfuggendo alla logica della routine. Chi non è allenato, manca di resistenza e pazienza, rischia di perdere la testa.
La rivoluzione per sua natura corre svelta. E ti trae facilmente in inganno, si impenna, inverte la marcia, prende scorciatoie insospettate, frena, accelera, sonnecchia, riesplode, si popola di nuovi demoni o apostoli quando meno te l’aspetti. Demoni e apostoli che si diradano anche se non scompaiono del tutto. Ventiquattro ore fa, quando sono trapelati i primi risultati ufficiosi delle elezioni destinate a durare all’incirca sei mesi, abbiamo visto profilarsi una maggioranza assoluta islamista nel futuro parlamento. Ai Fratelli musulmani veniva aggiudicato più del quaranta per cento dei voti e ai salafiti, integralisti religiosi, più del venti per cento. L’avvenire dell’Egitto post rivoluzionario è apparso dunque tutto islamico. In bilico tra democrazia e fanatismo. La minoranza cristiano copta, otto milioni, dieci per cento della popolazione, ha avuto i brividi. Non pochi hanno fatto le valige, pronti a raggiungere i centomila correligionari già fuggiti all’estero. I borghesi liberali di Zamalek e Garden City hanno visto le loro speranze laiche svanire. E si sono preparati a sonni agitati. La libertà e la giustizia sociale, reclamate dai pionieri della rivoluzione di piazza Tahrir, sembravano sul punto di svanire come la nebbia del mattino sul Nilo.
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foto: AP Photo/Manu Brabo