La RAI e i profilattici
Il Corriere della Sera racconta una strana storia di sciocchi e pericolosi bigottismi, che forse arriva fino al ministero della Salute
La storia raccontata oggi dal Corriere sulla RAI che dissuade i propri conduttori dall’usare la parola “profilattico” ha qualche buco e mancanza di chiarezza: c’è una mail incredibile e il ministero che nega di averla incentivata. Ma la mail c’è, c’è l’autrice, e c’è evidentemente un contesto sciocco e scellerato intorno alle vantate battaglie contro l’AIDS: evidentemente sia nella tv pubblica che al ministero. Che farebbe bene a dire una cosa chiara e definitiva sull’uso del profilattico nella prevenzione dell’AIDS.
La parola profilattico nell’Italia del 2011 è ancora un tabù. Almeno lo è per la Rai e per il ministero della Salute, che da pochi giorni è guidato da Renato Balduzzi. Non bisogna pronunciarla nemmeno in occasione della giornata mondiale contro l’Aids. Che è stata celebrata ieri, con una serie di trasmissioni su Radio 1. Ebbene, i conduttori e le redazioni dei programmi coinvolti nell’iniziativa, mercoledì scorso, hanno ricevuto un’email che lasciava adito a pochi dubbi: «Carissimi, segnalo che nelle ultime ore il ministero ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominato esplicitamente il profilattico; bisogna limitarsi al concetto generico di prevenzione nei comportamenti sessuali e alla necessità di sottoporsi al test Hiv in caso di potenziale rischio. Se potete, sottolineate questo concetto».
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