Successi e moda di Twitter in Italia
Riccardo Luna spiega su Repubblica l'eccitazione recente dei media, delle celebrities e di due milioni di iscritti italiani
Con un articolo pubblicato oggi su Repubblica, Riccardo Luna racconta che cosa sta diventando Twitter anche in Italia, con un effetto che ricorda il rapido successo che ebbe Facebook a partire dalla seconda metà del 2009. Complice il successo di Fiorello con il suo spettacolo su RaiUno, nel quale si rivolge spesso a chi lo segue su Twitter, il social network ha visto aumentare rapidamente le iscrizioni da parte degli italiani. Si stima che un utente di Internet su dieci nel nostro paese lo usi, compresa Ornella Vanoni, per dire.
Se i tweet fossero davvero cinguettii, sentireste un rumore assordante. Più di tre al secondo, duecento al minuto, dodicimila l’ora. E parliamo solo di quelli in italiano. Per Twitter è “il momento Facebook” del 2009: ovvero quando, dopo quell’estate, finalmente il “libro della facce” di Mark Zuckerberg è diventato popolare in Italia e tutti hanno iniziato a usarlo e un giorno hai scoperto che avevano aperto un profilo anche la nonna di 70 anni che in rete aveva ritrovato i compagni di scuola, e il nipotino che si era registrato mentendo sull’età per aggirare il divieto dei 13 anni. Insomma, tutti: il 93 per cento di quelli che usano Internet in Italia. Ora quel boom – sebbene con dimensioni ancora inferiori, parliamo di uno a dieci – tocca al social network da 140 caratteri.
Che poi è anche una consuetudine pigra continuare a chiamare così Twitter perché in fondo nello spazio di 140 caratteri ci stanno ormai un sacco di altre cose. Per esempio ci sono facili modi per mandare tweet più lunghi che si chiamano appunto “twitlonger”. E ci sono tanti che mandano link ad articoli: li clicchi e leggi un trattato se vuoi. Ci sono le foto. E ci sono i video, l’ultima moda. Per esempio Fiorello, che ha appena superato i 200 mila followers, posta regolarmente le clip del backstage del suo spettacolo realizzate con l’iPhone: lui che canta con Tony Bennet, lui che scherza con Biagio Antonacci, lui che sfotte il maestro Cremonesi… Mentre la moglie di Jovanotti, Francesca Valiani (nome in codice: fvali11) è il twit-fotografo ufficioso del tour del marito, “Ora”: le foto scattate anche in questo caso con il telefonino, grazie a semplici filtri e a un accesso al divo, diciamo così, privilegiato, sono davvero belle. Poetiche.
Ecco: il successo di Fiorello e Jovanotti è il segnale più evidente del fatto che Twitter sta diventando pop. I giorni scorsi, seguendo il flusso dei messaggi, sembrava di stare su Sorrisi & Canzoni Tv: c’era Jerry Calà che si presentava come hai tempi di “capito mi hai?”; Red Ronnie che cercava di farci dimenticare gli scivoloni politici della primavera scorsa; Claudio Cecchetto che dava il tempo come fosse in discoteca; e persino Ornella Vanoni che promuoveva il suo ultimo libro. Or-nel-la-Va-no-ni, capite? Insomma, una festa per chi apprezza il genere. Tutti a cinguettare: per non parlare di calciatori, Quelli che su Twitter ci stanno da tempo guardano con fastidio a questa improvvisa popolarizzazione (tweet di ieri di martacagnola: “Rivoglio le celebrity che si alzavano tardi scatarrando fanculi. Ti svegli e questi è un’ora che cinguettano l’un l’altro buongiorno”). Eppure è un film già visto: è un po’ quello che accadde negli Stati Uniti quando la star Oprah Winfrey aprì il suo account e nel giro di pochi giorni il social network creato nel 2006 da Biz Stone e Jack Dorsey (ok, non fu solo opera loro, ma diamo per buona la storia ufficiale) fece il botto. L’arrivo dei divi infatti spinse molti a sforzarsi di superare le oggettive difficoltà della piattaforma che, al contrario di Facebook, ha un linguaggio tutto suo fatto di follow friday, retweet, hashtag eccetera. Molti si iscrivono e poi pensano: “Ora che faccio? Come funziona?”. Ci sono tante cose da sapere. Il cancelletto per esempio è uno strumento fondamentale per segnalare un argomento e entrare in una conversazione (claudiocalicchi: “il tasto # era inutile sulla mia tastiera: poi è arrivato Twitter”).