Il crollo di un ponte in Indonesia
Le foto del ponte lungo 705 metri che ha ceduto trascinando nelle acque del fiume decine di veicoli e molti operai al lavoro
Sabato 26 novembre è crollato un ponte che collegava le città di Tenggarong e Samarinda nel Kalimantan orientale, la seconda provincia più grande dell’Indonesia sull’isola del Borneo. Per ora sono 11 i morti accertati e 40 i superstiti, tutti feriti. Non si conosce ancora il numero delle persone disperse che secondo Sunarbowo Sandi, capo delle squadre di soccorso, sarebbero rimaste intrappolate nei bus e nelle automobili cadute nel fiume. La struttura del ponte ha ceduto all’improvviso e ha trascinato nelle acque del fiume Mahakam decine di veicoli, moto, un autobus e molti operai edili mentre erano al lavoro. Il fiume, in quel punto, è profondo dai 35 ai 40 metri e la presenza dei detriti rende difficile la ricerca dei dispersi per la scarsa visibilità.
Il ponte, concepito per riprodurre il Golden Gate Bridge di San Francisco, è stato completato nel 2002 e con i suoi 705 metri è, tra i ponti sospesi, il più lungo del Borneo. L’ipotesi più accreditata sulle cause del crollo è che si sia spezzato un cavo di sostegno mentre i lavoratori stavano cercando di ripararlo. Il Presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, subito dopo l’incidente, ha ordinato un’indagine sul caso.
Negli ultimi due anni l’Indonesia ha registrato uno sviluppo significativo con un tasso di crescita del Pil attorno al 6 per cento. La situazione delle infrastrutture nel Paese, come hanno rilevato numerosi investitori, è molto critica e poco sviluppata. Negli ultimi anni c’è stata infatti una serie di gravi incidenti legati alle infrastrutture: il mese scorso un ponte nel sud di Sumatra è crollato sotto il peso di un autotreno carico di materiali da costruzione e nel mese di settembre, nella stessa provincia, sono morti due operai a causa del crollo di un ponte in costruzione. Lo scorso anno il governo aveva annunciato l’intenzione di spendere 140 miliardi di dollari in infrastrutture fino al 2014, più della metà dei quali dovrebbe provenire dal settore privato.