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  • Lunedì 28 novembre 2011

Le tre richieste di Occupy London

Sono le prime cose concrete messe insieme dal movimento, che vuole l'abolizione dei paradisi fiscali e più responsabilità dalle corporation

I diversi movimenti che si ispirano a Occupy Wall Street nati negli ultimi mesi in molte parti del mondo sono stati spesso criticati dai loro detrattori per l’incapacità di andare oltre la protesta, e proporre soluzioni e idee alternative per risolvere i problemi contro cui si battono. Dopo oltre sei settimane di accampamento all’esterno della cattedrale di St Paul, i partecipanti di Occupy London hanno infine diffuso un primo documento che, seppure in modo generico e un poco approssimativo, elenca tre richieste fondamentali alla base delle proteste di questi giorni.

1. Abolizione dei paradisi fiscali ed eliminazione dei sistemi che consentono di pagare meno tasse (elusione fiscale). Il movimento vuole inoltre un sistema più adeguato per assicurarsi che le grandi multinazionali paghino un ammontare di tasse consono ai loro effettivi profitti. Secondo i sostenitori di Occupy, ogni anno le grandi società si danno da fare per pagare meno tasse del dovuto privando la collettività di miliardi di euro, «impedendo alla popolazione di avere standard di vita equi».

2. Nuove leggi per assicurare la massima trasparenza delle attività di influenza (lobbying) esercitate dalle grandi società. Di questa materia se ne dovrebbe occupare un organismo indipendente, tale da avere credibilità e la fiducia dei cittadini. Per Occupy London, le grandi corportation «sovvertono la democrazia»: lo scorso anno in Gran Bretagna sono stati spesi due miliardi di sterline per fare lobby, dicono.

3. Coloro che assumo decisioni in ambito finanziario devono rendere conto delle possibili malefatte delle loro corporation ed essere debitamente incriminati se necessario. I sostenitori di Occupy London non trovano corretto che l’attuale sistema porti in genere a multe e provvedimenti legali nei confronti delle società, ma non dei singoli membri dei consigli di amministrazione per la loro condotta.