Il momento di Newt Gingrich
Chi è il nuovo ennesimo candidato dato in grande ascesa nelle primarie repubblicane, dopo il rientro nei ranghi di Cain, Perry e Bachmann
di Francesco Costa
Le primarie dei repubblicani statunitensi stanno conoscendo in questi giorni l’ennesima ascesa di un candidato fin qui in ombra: si chiama Newt Gingrich, ha 67 anni ed è molto di destra. Il suo nome è legato a una delle più grandi vittorie della storia recente dei repubblicani: la conquista della maggioranza alla Camera nel 1994, dopo quarant’anni di maggioranza democratica. Un’esperienza che però finì molto male – ci arriviamo – e portò Gingrich a lasciare la politica attiva e cominciare una nuova fruttuosa carriera da editorialista e commentatore televisivo, soprattutto per Fox News.
Gingrich si è candidato alle primarie l’11 maggio, e la sua candidatura in questi mesi non era mai decollata: bloccata nelle ultime posizioni dei sondaggi, lenta nella raccolta fondi, ignorata dai media. Un paio di mesi fa si parlava del suo imminente ritiro, e si pensava che Gingrich volesse restare nella corsa solo per farsi un po’ di pubblicità durante i dibattiti televisivi. Da qualche settimana, però, Gingrich è protagonista di un’imponente ascesa nei sondaggi – soprattutto nei due stati che voteranno per primi, Iowa e New Hampshire – e qualche giorno fa ha ricevuto la dichiarazione di sostegno dello Union Leader, importante quotidiano del New Hampshire. Oggi i sondaggi nazionali lo danno praticamente appaiato con Mitt Romney. Le ragioni di questo exploit hanno poco a che fare con Gingrich e molto a che fare con Herman Cain, che ha visto molto ridursi i suoi consensi dopo le accuse di molestie sessuali e le disastrose interviste sulla politica estera. Newt Gingrich ha quindi ereditato buona parte dei consensi di Herman Cain, così come Herman Cain aveva ereditato quelli di Rick Perry, così come Rick Perry aveva ereditato quelli di Michele Bachmann, così come Michele Bachmann aveva ereditato quelli di Donald Trump. L’unico candidato con dei valori stabili è Mitt Romney, considerato unanimemente da osservatori e analisti come anche l’unico candidato in grado di battere Obama, ma gli elettori repubblicani non ne sono entusiasmati e sembrano non volersi arrendere alla sua nomination.
Newt Gingrich deve gran parte della sua notorietà a quando negli anni Novanta, da presidente della Camera, sfidò l’amministrazione Clinton sul bilancio degli Stati Uniti e lo scontro portò al famigerato government shutdown, il blocco di ogni attività del governo: questo si rivelò essere un disastro soprattutto verso i repubblicani, che la maggioranza degli elettori giudicò responsabili della fase di stallo, e infatti due anni dopo Bill Clinton ottenne una facile rielezione.
In un paese particolarmente attento alle vicende private dei propri politici, inoltre, Gingrich ha avuto situazioni sentimentali decisamente complicate. È stato sposato tre volte. Ha tradito la sua prima moglie, che era una sua ex insegnante al liceo, e le ha chiesto il divorzio quando questa era malata di cancro (lei ha detto addirittura che le portò in ospedale le carte da firmare poco dopo l’intervento chirurgico). Si è sposato con quella che era stata la sua amante e poi ha tradito anche lei, negli stessi giorni in cui si scagliava contro Bill Clinton per via della sua infedeltà e del suo aver mentito sotto giuramento nell’ambito dello scandalo Lewinsky. Quindi di nuovo: ha divorziato e ha sposato la sua amante. Lo scorso marzo, nel corso di un’intervista con David Brody del Christian Broadcasting Network, Gingrich ha spiegato così la sua infedeltà coniugale: «Non c’è dubbio che in certi momenti della mia vita, in parte a causa della passione che provo per questo paese, ho lavorato troppo: questo ha fatto sì che succedessero cose inappropriate». Colpa della politica.
Il punto di forza di Gingrich, oltre alla grande notorietà, è la capacità di poter fare sintesi tra le posizioni della base del partito, molto estremiste e anti establishment, e la dirigenza del partito, che lo conosce appunto da vent’anni e che può fidarsi di lui più di quanto potesse fidarsi di personaggi come Michele Bachmann o lo stesso Herman Cain. Nel corso dell’ultimo dibattito televisivo Gingrich ha infatti tentato di mantenere una posizione equilibrata sull’immigrazione, dicendo di sapere che questo gli avrebbe attirato delle critiche. In questo momento una vittoria di Gingrich in Iowa sembra realistica, ma non dovrebbe comunque essere decisiva: sarà fondamentale invece cosa accadrà in New Hampshire, lo stato in cui Romney ha investito di più, quello che gli è più congeniale. Soltanto un suo crollo da quelle parti potrebbe rendere davvero pericolosa l’ascesa di Gingrich. Sempre che questa non rientri rapidamente e prima di allora, come è già successo a molti suoi colleghi.
foto: Scott Olson/Getty Images