La riforma delle pensioni in Regno Unito
Il governo di Cameron intende approvare una riforma previdenziale molto contestata dai sindacati, che hanno indetto uno sciopero nazionale per mercoledì prossimo
Mercoledì 30 novembre è stato indetto in Gran Bretagna uno sciopero generale, il secondo in pochi mesi. Già lo scorso giugno molti lavoratori del settore pubblico, in prima linea gli insegnanti, erano scesi in strada. Come allora, la protesta sarà contro la riforma delle pensioni dei dipendenti pubblici che il governo conservatore di David Cameron vuole approvare a tutti i costi. La riforma fa parte di un piano di austerità voluto dall’esecutivo per diminuire il debito pubblico entro il 2015, che ha previsto, almeno nelle sue fasi iniziali, anche il congelamento dei salari e il taglio di 330mila posti di lavoro.
Secondo le autorità britanniche, lo sciopero di 24 ore previsto per mercoledì, indetto da ben 33 organizzazioni sindacali differenti che includono 2,6 milioni di lavoratori tra insegnanti, lavoratori della sanità pubblica, autisti dei mezzi pubblici e impiegati al controllo alla frontiera, potrebbe paralizzare il paese. Per Francis Maude, Cabinet Office Minister (una sorta di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio), un giorno di sciopero così massiccio potrebbe costare alla Gran Bretagna circa 500 milioni di sterline, quasi 600 milioni di euro. Le sue affermazioni hanno scatenato risposte molto critiche dei sindacati.
La riforma previdenziale
I Tories sostengono, sulla base dell’allungamento dell’aspettativa di vita nel Regno Unito, che il sistema previdenziale del settore pubblico britannico così com’è non regge più. L’ultimo studio dell’ex ministro laburista Lord Hutton ha evidenziato come la spesa pensionistica sia salita negli ultimi dieci anni del 33 per cento, arrivando addirittura a 32 miliardi di sterline (circa 37 miliardi di euro), mentre il deficit tra questa e i contributi che riceve lo Stato, nei prossimi quattro anni, raddoppierà, per arrivare a formare un buco di 9 miliardi di sterline (oltre 10 miliardi di euro).
Secondo la riforma del governo Cameron, per salvare l’intero sistema i lavoratori pubblici dovrebbero pagare il 3,2 per cento in più di contributi di qui al 2015 (così ripartiti: 1,2 per cento per il 2012/13, 1,2 per cento per il 2013/14 e 0,8 per cento per il 2014/15), contributi che andrebbero a diminuire la retribuzione netta mensile. Non pagheranno nulla invece i lavoratori con un reddito annuale inferiore alle 15mila sterline, mentre quelli fino alle 18mila contribuiranno con un’aggiunta dell’1,5 per cento. Inoltre, l’età di pensionamento, ora ferma a 60 anni per i dipendenti pubblici, sarà portata a 66 entro il 2020. Ma negli ultimi giorni, come estremo tentativo per evitare lo sciopero generale, il governo Cameron ha assicurato che la riforma non toccherà i lavoratori ai quali mancano dieci anni per andare in pensione.
Le reazioni
La grande maggioranza dei sindacati sostiene che questa riforma farà perdere migliaia di sterline ai lavoratori pubblici a causa del contemporaneo congelamento dei salari per almeno due anni e dell’inflazione sempre più alta. Inoltre, in questo modo, le pensioni verrebbero godute per meno tempo e più anni di lavoro abbasserebbero sensibilmente l’aspettativa di vita. Per fare un esempio: secondo i calcoli della Public and Commercial Services Union, un impiegato 47enne pagherebbe in media 968 sterline (circa 1130 euro) in più all’anno di contributi di qui al 2015, lavorerebbe sei anni in più rispetto a oggi e la sua pensione sarebbe decurtata di oltre mille sterline l’anno.
Il governo Cameron la vede diversamente: oltre al sistema previdenziale in deficit, i conservatori sostengono che a pagare le spese della crisi economica globale sia stato soprattutto il settore privato e quindi che il settore pubblico debba fare la sua parte per ripianare il debito. Secondo l’Ufficio Nazionale di Statistica britannico, oggi un dipendente pubblico a tempo pieno guadagna quasi 28mila sterline all’anno mentre un suo pari del settore privato raggiunge a malapena le 25mila sterline.
Foto: AP/Alastair Grant