L’attacco della NATO in Pakistan
Il raid aereo ha ucciso per errore 28 soldati pakistani, complicando i rapporti già molto tesi con il paese
All’alba di questa mattina 28 soldati pachistani sono morti in un attacco lanciato dagli elicotteri della NATO, che per sbaglio hanno colpito il checkpoint di sicurezza “Salala”. L’incidente, il più grave da quando il Pakistan si è alleato con gli Stati Uniti dopo gli attentati dell’undici settembre, è avvenuto nella regione tribale del Mohmand, a circa due chilometri dal confine con l’Afghanistan. Proprio questa striscia di territorio a lungo contesa dai due paesi, vede oggi una notevole presenza di talebani e della rete terroristica Haqqani, che da lì scavalcano il confine per compiere attentati in Afghanistan. Qui si concentrano gli attacchi dei droni statunitensi che negli ultimi tempi l’amministrazione Obama ha notevolmente intensificato.
La reazione del Pakistan è stata durissima: il premier Yousuf Raza Gilani ha parlato di «vergognoso attacco alla sovranità del Paese» e ha indetto un consiglio dei ministri d’urgenza, mentre il capo dell’esercito pachistano, il generale Ashfaq Pervez Kayani, ha detto che «faremo tutto il possibile per rispondere adeguatamente a questo atto irresponsabile». Una prima reazione contro la NATO e le forze occidentali è arrivata poche ore dopo l’attacco: il Pakistan ha chiuso il valico della vicina regione tribale del Khyber, un passaggio fondamentale per le truppe della coalizione in Afghanistan, circa metà dei loro rifornimenti passa da quelle parti. Una decina di camion con merci, alimenti e carburante sono già stati bloccati e rispediti indietro.
L’episodio ha ricordato l’incidente del 30 settembre 2010, quando gli elicotteri NATO uccisero per sbaglio due soldati pachistani. Anche in quella circostanza, il Pakistan aveva reagito serrando il valico, che rimase inagibile per dieci giorni. Lo stesso passaggio è stato poi richiuso lo scorso 22 aprile per protesta contro alcuni attacchi dei droni statunitensi.
Il generale americano John Allen, a capo della missione ISAF (International Security Assistance Force) della NATO in Afghanistan, ha subito offerto le scuse al Pakistan e ha assicurato che ci sarà un’indagine per appurare i responsabili dell’incidente. Ieri c’era stato un incontro tra Kayani e Allen per mettere a punto le strategie future e le azioni comuni al confine con l’Afghanistan. Il timore è che l’episodio di oggi possa far peggiorare ulteriormente i già tesi rapporti tra Pakistan e Occidente, in particolar modo gli Stati Uniti. L’uccisione dell’ex leader di Al Qaeda, Osama Bin Laden, avvenuta lo scorso maggio per mano delle forze speciali Usa ha contribuito a far accrescere la tensione nell’ultimo anno tra i due paesi. Gli Stati Uniti accusano il Pakistan (o almeno i suoi servizi segreti deviati) di finanziare gli attentati in Afghanistan e di proteggere terroristi come Bin Laden, accuse sempre respinte al mittente dal presidente Zardari e Kayani. Lo scorso luglio gli Stati Uniti hanno congelato circa 800 milioni di dollari destinati all’esercito pachistano.
AP Photo/Muhammad Sajjad