I conservatori vincono in Nuova Zelanda
Il premier uscente John Key vince con il 48 per cento dei voti, crolla il Labour e torna in parlamento il partito populista anti-immigrazione
Il National Party, il partito conservatore del premier uscente John Key, ha vinto le elezioni in Nuova Zelanda. Il conteggio è terminato poco dopo la mezzanotte di domenica (mezzogiorno di sabato in Italia). Il Labour, il principale partito di opposizione, ha accettato la sconfitta, e Key otterrà quasi certamente il secondo mandato da primo ministro.
Anche se i sondaggi davano il National Party vicino alla maggioranza assoluta dei seggi, il risultato finale è stato lievemente inferiore rispetto alle migliori aspettative: il partito ha ottenuto il 48 per cento dei voti e 60 seggi nel parlamento unicamerale della Nuova Zelanda. Nella cinquantesima legislatura, quella eletta ieri, ci saranno 121 parlamentari. Il loro numero cambia leggermente, con qualche seggio in più di 120, a causa del sistema elettorale. Il Labour si è fermato al 27 per cento, perdendo circa un terzo dei voti, e avrà 34 seggi, mentre prima ne aveva 43).
Key dovrà trovare appoggio tra i partiti minori per avere la maggioranza in parlamento. Tra questi, i Verdi (che nella scorsa legislatura erano all’opposizione, e molto probabilmente ci rimarranno) hanno aumentato di molto il proprio peso elettorale, passando dal 6,7 al 10,6 per cento, mentre un altro successo è stato quello del partito nazionalista, conservatore e populista New Zealand First, che con quasi il 7 per cento avrà otto seggi. New Zealand First non era in parlamento nella scorsa legislatura, e le sue posizioni sono state criticate duramente da tutti i partiti del centrodestra e dallo stesso John Key. Negli ultimi giorni della campagna elettorale la sua politica di difesa dello stato sociale degli anziani e fortemente contro l’immigrazione ha visto un’improvvisa crescita nei consensi, che gli ha permesso il ritorno in parlamento. Peters ha annunciato che il suo partito non appoggerà un nuovo governo Key.
Insieme alle elezioni legislative, gli elettori dovevano anche esprimersi su un referendum consultivo, quindi non vincolante per il parlamento, in materia di legge elettorale per decidere se modificare l’attuale sistema elettorale misto, in vigore da circa 15 anni. Secondo i primi dati, circa il 54 per cento degli elettori avrebbe deciso di mantenere invariato il sistema elettorale.
foto: Marty Melville/AFP/Getty Images