L’intervista alla giornalista egiziana picchiata
È apparsa in tv su un canale egiziano con due vistosi gessi a entrambe le braccia, e ha raccontato le violenze subite
Il canale egiziano OnTv ha trasmesso un’intervista con Mona Eltahwy, la famosa giornalista egiziana che ieri al Cairo è stata detenuta e picchiata dalle forze di sicurezza del governo. Eltahwy compare in video con due vistosi gessi a entrambe le braccia e racconta nel dettaglio la violenza subita. Il suo intervento comincia al sesto minuto.
Eltahwy aveva dato la notizia del suo rilascio ieri intorno alle 10.30 attraverso Twitter, scrivendo di essere stata arrestata da funzionari del ministero dell’Interno e da membri dei servizi segreti, e di essere stata picchiata e violentata da membri di una formazione paramilitare. Aveva pubblicato online un’immagine della sua mano gonfia e detto di riuscire a stento a scrivere. Attraverso una serie di tweet era comunque riuscita a descrivere il suo arresto e la sua detenzione, dicendo di avere subito anche pesanti molestie sessuali e di essere rimasta bendata per ore.
«Stavo scattando delle fotografie degli scontri tra i manifestanti e la polizia quando alcuni militari e un gruppo di cinque o sei poliziotti hanno iniziato a picchiarmi», ha spiegato Eltahwy in un’intervista alla CNN. «Mi hanno circondato e hanno iniziato a picchiarmi con i loro bastoni sulle braccia mentre cercavo di proteggermi. Mi hanno trascinato per i capelli verso il ministro degli Interni e sono stata detenuta circa 12 ore in totale, prima al minstero dell’Interno e poi a quello dell’Intelligence. Quello che ho subito succede regolarmente agli egiziani che vengono arrestati. Mi sono salvata solo perché sono una giornalista e ho la doppia cittadinanza. Se avessi avuto meno privilegi sarei stata trattata molto peggio».
Eltahwy ha anche spiegato di essere stata molestata sessualmente dai poliziotti che la picchiavano e indicato come responsabili delle violenze le Forze Centrali di Sicurezza (CSF, Central Security Forces), una formazione paramilitare che ha decine di migliaia di membri. «Le forze di sicurezza egiziane molestano le donne per spaventarle e convincerle a non scendere in piazza a manifestare, ma non riusciranno a fermare la nostra rivoluzione», ha detto.