Oggi al Parlamento
Le migliori immagini di questi anni alla Camera e al Senato, ora che i partiti vogliono censurarle
L’ufficio di presidenza della Camera dei Deputati ha approvato ieri una delibera con cui si stabiliscono nuove regole e sanzioni per tutelare la “privacy” dei deputati in aula, minacciata dai fotografi parlamentari: la questione è divenuta prioritaria per alcuni parlamentari dopo i casi degli appunti di Silvio Berlusconi ed Enrico Letta fotografati e diffusi dai giornali.
È facile notare la rara sollecitudine con cui la Camera ha affrontato il problema, rispetto alle lentezze procedurali e abituali di altri interventi che sembrerebbero più importanti a noialtri qua fuori. Come è facile sorridere delle contraddizioni tra le grandi battaglie civili sostenute da alcuni gruppi parlamentari a favore della libertà di pubblicare sui giornali qualunque intercettazione telefonica priva di rilievo pubblico, e il voto quasi unanime sulla delibera (si sono astenuti i rappresentanti dei PdL e della Lega, che volevano norme più severe). La frase del presidente Gianfranco Fini – che pure ha ricordato che l’aula è un luogo pubblico e non si può impedire di diffondere quel che vi accade – per cui “Intercettare le comunicazioni in qualsiasi modo non può essere permesso” fino a oggi l’avevamo sentita usare più spesso dal suo ex alleato e ora gran nemico Silvio Berlusconi.
Insomma, sono facili molte considerazioni, e anche fondate. E si può dire che le foto dei parlamentari al lavoro non sono certo il più importante e minacciato strumento di informazione per i cittadini, e che ci sono minacce e declini peggiori (spesso per mano degli stessi giornalisti). Però non si esagera se si dice che soprattutto durante questa legislatura, le immagini dei rappresentanti eletti forzosamente (con la legge elettorale che sappiamo) da tutti noi, sono state una preziosissima rappresentazione delle scelte di cui siamo stati un po’ vittime e un po’ complici. Oltre a rendere familiari i meccanismi di funzionamento di un’istituzione fondamentale: insomma, il lavoro dei fotografi parlamentari (tra cui ci piace segnalare quello ricchissimo di Mauro Scrobogna dell’agenzia Lapresse, che il Post ha spesso usato) è servito davvero a quella cosa che si chiama “informazione dei cittadini” e che è spesso citata in modi retorici e vuoti. E ha cambiato in meglio quella comprensione dei lavori parlamentari un tempo affidata a grige trasmissioni istituzionali degne di regimi dittatoriali. Sostenere che non si debbano rendere pubbliche immagini “non essenziali per l’informazione sullo svolgimento dei lavori parlamentari” è degno delle peggiori acrobazie legislative inventate nei mesi passati intorno alle cosiddette “leggi bavaglio”, e le sanzioni di esclusione dall’aula suonano come uno sgradevole ricatto di chi ha il coltello dalla parte del manico.
I fotografi in parlamento ci mostrano e raccontano un sacco di cose utili, ci aiutano a “capire” e a “sapere”. Se questo crea problemi alle legittime aspirazioni di riservatezza dei deputati nelle loro comunicazioni scritte, la soluzione non è un sacrificio dei fotografi e dei lettori ed elettori: è in un sacrificio dei parlamentari, che stiano più attenti e abbiano pazienza. Ce la possono fare.