L’uomo che ha fatto fallire due banche
Si chiama Vladimir Antonov, è russo ed è ricercato con un mandato di arresto internazionale, dopo aver fatto disastri in Lettonia e Lituania
di Paolo Pantaleo
Vladimir Antonov è un imprenditore russo, e nel giro di pochi giorni è riuscito a far crollare due banche nei paesi baltici, la lituana Snoras e la lettone Krājbanka. Da mercoledì è ricercato con un mandato di arresto internazionale emesso dalla procura generale lituana. L’accusa è di appropriazione indebita e falsificazione di documenti contabili.
Tutto è successo nel giro di pochissimi giorni. Il 16 novembre il governo lituano, dopo aver scoperto ammanchi di cassa per circa 1 miliardo di litas (280 milioni di euro) ha deciso di commissariare la banca Snoras, nazionalizzandola. Il giorno dopo è toccato alla controllata lettone di Snoras, la Krājbanka, per la quale si era inizialmente deciso di limitare le operazioni finanziarie non oltre i 100 mila euro. In seguito, il 21 novembre, le autorità lettoni hanno sospeso del tutto le attività della banca, rilevando ammanchi per 100 milioni di lats (circa 130 milioni di euro).
Antonov è da diversi anni un imprenditore piuttosto discusso. Nel 2009 la UK Financial Services Authority (l’autorità di vigilanza sulle banche britanniche) aveva negato l’autorizzazione alle attività della banca Snoras in Regno Unito, proprio a causa della scarsa affidabilità di Antonov. Antonov è riuscito a entrare nel modo degli affari inglese nel 2010, comprando il Portsmouth FC, una squadra della Championship (la serie B inglese) che all’epoca era in amministrazione controllata. Dalle indagini delle procure lituana e lettone si sospetta che i fondi distratti da Snoras e Krājbanka sarebbero serviti ad Antonov per finanziare progetti personali di investimento, come il suo tentativo di scalare la proprietà della svedese Saab.
Insieme ad Antonov, che deteneva il 68 per cento delle quote di Snoras, è ricercato dalla procura generale di Vilnius anche il socio lituano dell’imprenditore russo, Raimondas Baranauskas. Girano voci che entrambi si trovino in Gran Bretagna.
Il governo lettone ha già dichiarato che spetta alla Lituania decidere la sorte delle due banche, dato che la Snoras è di fatto proprietaria della Krājbanka. Se il governo lituano decidesse di provare a salvare dal fallimento la Snoras, anche il governo lettone potrebbe agire di conseguenza, ma è più probabile che vengano entrambe messe in liquidazione. Se le cose andranno in questo modo, Krājbanka sarà la seconda banca a fallire in Lettonia dopo la Parex Banca, crollata durante la crisi economica del 2008. Le istituzioni di controllo sia lettoni che lituane hanno comunque dichiarato che non ci dovrebbe essere un effetto domino sul sistema bancario dei due paesi, dato che sia Snoras che Krājbanka non avevano investimenti importanti collegati ad altre banche baltiche ma vivevano soprattuto di quote di risparmiatori privati.
Intanto in Lettonia sono stati arrestati i vertici di Krājbanka, a partire dal presidente Ivars Priedītis, accusato di aver firmato le transazioni finanziare con cui Antonov si è appropriato dei soldi dei risparmiatori lettoni. Krājbanka era una storica banca lettone; non aveva un volume di affari particolarmente grande (era la sesta per asset e l’ottava per risparmi depositati) ma era usata in particolare dai pensionati e dai piccoli risparmiatori, e anche dal comune di Riga, che vi aveva depositato 15 milioni di euro. Il governo, attraverso una legge del 2001 che istituisce appositi fondi di garanzia, potrà garantire ai risparmiatori fino a un massimo di 100 mila euro di depositi: si calcola che questo verrà a costare allo stato lettone oltre 300 milioni di lats.
Oltre quello del Comune di Riga, a Krājbanka erano depositati i conti di numerosi enti, comuni, scuole, associazioni, che ora si trovano in una situazione di emergenza, insieme alle altre centinaia di cittadini che sono già in coda davanti agli sportelli della banca.
Foto: La coda davanti a un bancomat di Krājbanka a Riga, in Lettonia, 23 novembre 2011. (ILMARS ZNOTINS/AFP/Getty Images)