Kamal al-Ganzouri guiderà un nuovo governo egiziano
La giunta militare ha incaricato l'ex premier che governò con Mubarak di formare il nuovo esecutivo
L’ex premier Kamal al-Ganzouri è stato incaricato dalla giunta militare egiziana di formare il nuovo governo dopo le dimissioni di Essam Sharaf. L’ha riferito Al Jazeera e il giornale in lingua araba Al Ahram ha aggiunto che dopo un incontro con il capo del Consiglio Supremo delle Forze Armate Muhammed Hussein Tantawi, Kamal al-Ganzouri avrebbe accettato l’incarico. Per ora non si conoscono altri dettagli, ma il Consiglio militare ha confermato che le elezioni legislative inizieranno come previsto lunedì prossimo.
Kamal al-Ganzouri è nato nel 1933, è stato ministro della pianificazione e cooperazione internazionale e primo ministro dal 1996 al 1999 durante il regime di Hosni Mubarak. Nei tre anni in cui guidò l’esecutivo diede il via a una serie di liberalizzazioni economiche lavorando per rafforzare i legami tra l’Egitto e il Fondo Monetario Internazionale. Molti egiziani lo vedono come uno dei pochi alti funzionari che sono stati al potere durante l’era Mubarak a non essere stato toccato dalla corruzione, ma proprio il fatto di aver governato con l’ex dittatore potrebbe non essere visto in modo favorevole da chi chiedeva e chiede una rottura netta con il passato. Dopo le rivolte popolari iniziate a gennaio in Piazza Tahrir, al-Ganzouri prese comunque le distanze da Mubarak durante un’intervista televisiva.
Giovedì in Piazza Tahrir ha retto la tregua tra i manifestanti e i militari che, in un comunicato, hanno chiesto pubblicamente scusa per le vittime degli scontri degli ultimi cinque giorni. Scuse non accettate e la piazza, nel giro di poche ore, è tornata a riempirsi in vista dell’ultimo venerdì prima del voto del 28 novembre: «Nessuna scusa e nessuna condoglianza» era lo slogan che gridavano i manifestanti. Il Consiglio militare ha fatto capire di non avere alcuna intenzione di lasciare il potere: farlo, sarebbe «un tradimento del mandato ricevuto dal popolo» hanno riferito due ufficiali del Consiglio militare. «Se dovessimo lasciare la guida del Paese significherebbe abbattere l’ultimo pilastro che regge lo stato. Quei gruppi che cantano in piazza Tahrir non rappresentano tutto l’Egitto».
Ma i dimostranti hanno convocato una grande manifestazione nelle strade del Cairo per venerdì.