Saleh ha firmato l’accordo per lasciare il potere
Il presidente dello Yemen si è nuovamente impegnato a dimettersi, stavolta entro 30 giorni, ma vatti a fidare
Il presidente dello Yemen Ali Abdullah Saleh ha firmato a Riyad, la capitale dell’Arabia Saudita, un accordo che stabilisce le modalità con cui lascerà il potere. L’accordo è stato mediato dal Consiglio di Cooperazione del Golfo. La televisione di stato saudita ha trasmesso in diretta la cerimonia, mostrando il presidente yemenita che firmava il documento nel palazzo reale di Al-Yamama in presenza di rappresentanti dell’opposizione, del re dell’Arabia Saudita Abdullah e dei ministri degli esteri dei paesi che aderiscono al Consiglio di Cooperazione del Golfo (Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti).
Secondo l’accordo, Saleh si dimetterà da presidente (carica che ricopre dal 1978) entro i prossimi 30 giorni, lasciando il potere all’attuale vicepresidente Abdrabuh Mansur Hadi e mantenendo per tre mesi la carica di presidente onorario. Hadi dovrebbe formare un governo di unità nazionale e indire nuove elezioni entro 90 giorni. In cambio Saleh, 69 anni, avrà l’immunità da eventuali procedimenti giudiziari. In passato, Saleh aveva annunciato diverse volte che avrebbe lasciato il potere, ma le sue dichiarazioni erano sempre state disattese dai fatti. Dopo un attentato alla sua residenza, il presidente dello Yemen aveva passato tre mesi nella vicina Arabia Saudita per ricevere cure mediche, tornando nel paese solo a fine settembre.
La recente visita di Saleh nella capitale saudita è iniziata dopo che l’inviato delle Nazioni Unite nello Yemen, Jamal Benomar, ha annunciato martedì scorso che il presidente e l’opposizione aveva raggiunto un accordo per la cessione del potere: ma l’opposizione al presidente è estremamente frammentata e ha le sue radici nelle profonde divisioni sociali e religiose del paese. Difficilmente, infatti, la firma dell’accordo basterà a interrompere la drammatica e violenta instabilità politica nel paese. Anche oggi, nella capitale Sana’a, ci sono stati scontri armati tra uomini fedeli al presidente e le forze di uno dei capi tribali dissidenti, mentre alcuni membri dell’opposizione hanno dichiarato che non accetteranno alcun accordo che conceda a Saleh l’immunità.
Lo Yemen è il più povero tra tutti i paesi arabi e ha una lunga storia di divisioni e conflitti interni. Il ceto dominante appartiene per la maggior parte alla popolazione sunnita, poco più del 50 per cento della popolazione totale del paese, che abita soprattutto le aree relativamente più sviluppate delle coste meridionali e sudoccidentali. Nel nord montuoso, la minoranza sciita ha dichiarato l’indipendenza e da molti anni compie atti di guerriglia contro il governo centrale. Nelle province più arretrate e distanti dal controllo del governo centrale, Saleh ha una popolarità bassissima, e queste zone sono diventate una base molto importante di al-Qaida negli ultimi anni, che ha approfittato dell’instabilità del paese per installarvi campi di addestramento come quelli presenti nelle zone tribali del Pakistan. Negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno avviato una sorta di “guerra segreta” contro i guerriglieri islamici nella regione, e dal 2006 hanno fornito 250 milioni di dollari in aiuti e sostegno militare al governo centrale.
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