Il quinto giorno del Cairo
Gli scontri sono ripresi intorno a piazza Tahrir, e i manifestanti continuano a chiedere la cessione del potere da parte dei militari
Per il quinto giorno consecutivo, anche oggi ci sono stati scontri a piazza Tahrir, al Cairo, tra manifestanti e polizia, con un tentativo di intervento di bande armate di civili contro i manifestanti, come era già avvenuto durante le rivolte di febbraio. Ieri sera il capo del Consiglio Supremo delle Forze Armate, Muhammed Hussein Tantawi, aveva dichiarato alla televisione nazionale egiziana che i militari non hanno intenzione di rimanere al potere più del necessario, e che le elezioni parlamentari, previste per il prossimo 28 novembre, si terranno regolarmente. Tantawi aveva anche promesso le elezioni presidenziali prima di luglio 2012, stabilendo per la prima volta una scadenza.
Ma le manifestazioni di protesta sono continuate, nonostante le dichiarazioni di Tantawi, di cui anzi i dimostranti chiedono le dimissioni per le responsabilità nelle repressioni che hanno causato almeno trenta morti nei giorni scorsi e per cedere il posto a un governo civile: la richiesta è anche di un rinvio delle elezioni previste per lunedì prossimo, perché col potere in mano ai militari un nuovo parlamento è ritenuto inutile. Anche oggi migliaia di persone hanno ripreso a radunarsi in piazza Tahrir, mantenuta occupata da molti dimostranti anche la notte. E gli scontri sono ripresi nel pomeriggio, rompendo un cessate il fuoco concordato, soprattutto sulla strada Mohamed Mahmoud, vicino a piazza Tahrir, dove la polizia ha sparato lacrimogeni e i manifestanti hanno cercato di mantenere le posizioni con barricate improvvisate. Amnesty International ha tra l’altro denunciato oggi l’uso eccessivo dei gas lacrimogeni che potrebbe essere stato responsabile di alcune delle morti dei giorni scorsi di persone con difficoltà respiratorie.