Il Cairo prepara un’altra marcia
Ma stavolta senza i Fratelli Musulmani, che si sono fatti da parte
Dopo quattro giorni ininterrotti di scontri, 33 morti e oltre 1700 feriti, le organizzazioni a capo della protesta in Egitto hanno indetto per oggi una nuova marcia verso piazza Tahrir per chiedere alla giunta militare di lasciare subito il potere a un esecutivo di civili. I Fratelli Musulmani hanno annunciato che non parteciperanno alla nuova manifestazione. La motivazione ufficiale è che non vogliono «trascinare il popolo verso nuovi scontri sanguinosi con le parti che cercano ulteriori tensioni», ma secondo gli analisti la scelta è stata dettata soprattutto dalla paura che nuovi scontri possano costringere a rinviare le elezioni del 28 novembre, in cui il loro Partito della Libertà e della Giustizia dovrebbe stravincere.
Contro la gestione della situazione domenica si era dimesso il ministro della Cultura. Lunedì sera tutto il governo e il primo ministro Essam Sharaf hanno presentato le dimissioni alla giunta militare che, dopo Mubarak, governa di fatto l’Egitto. In un primo momento si è diffusa la notizia che il Consiglio militare avesse accettato le dimissioni, ma il ministro dell’Informazione egiziana Osama Heikal l’ha smentita in una dichiarazione alla tv pubblica: sembra che il Consiglio militare voglia trovare un nuovo accordo sul primo ministro prima di accettare le dimissioni di Sharaf. Rimane la data delle elezioni parlamentari fissata per il 28 novembre.
La manifestazione cominciata venerdì era stata indetta dai Fratelli Musulmani, ma subito si erano uniti tutti gli schieramenti politici egiziani. La nuova occupazione è stata avviata dalla bozza di riforma costituzionale presentata dal governo che nega la possibilità di controllare il bilancio dell’esercito e soprattutto le sue azioni militari, prevedendo addirittura punizioni per chiunque ne critichi l’operato. Questo divieto ha causato negli ultimi mesi migliaia di arresti tra blogger e oppositori del nuovo regime. Almeno ventimila persone sono rimaste a protestare in piazza Tahrir anche questa notte, ma si tratta ancora evidentemente di numeri molto inferiori a quelli che si riversarono in strada lo scorso gennaio nei giorni della rivolta contro il regime di Mubarak. «Vogliamo la fine del governo dei militari», è lo slogan che si sente ripetere più spesso dai manifestanti.