L’incendio al convegno delle hijras
Tredici transessuali indiane sono morte ieri vicino Delhi durante un incontro sulla discriminazione
Domenica sera 15 persone sono morte e 36 sono rimaste gravemente ferite in un incendio a Nand Nagri, a nord-est di Delhi, dove si stava svolgendo una incontro tra hijras provenienti da tutto il paese. La parola hijras deriva dall’urdu ed è stata tradotta in inglese con il termine “eunuco”, ai tempi del colonialismo: all’epoca infatti la maggior parte degli hijras subiva una castrazione rituale totale. Adesso la maggior parte di loro non è più castrata: si tratta di persone nate uomini che vivono insieme in una comunità vestendosi da donne, assumendo comportamenti femminili e truccandosi molto. Molte di loro però non si definiscono né uomini né donne e sostengono di appartenere a un terzo sesso, cosa che li differenzia dai transessuali che sentono invece di appartenere al genere femminile – se nati uomini – o viceversa a quello maschile – se nati femmine.
Lo scorso weekend migliaia di hijras sia indù che musulmane provenienti da tutta l’India si erano riunite per pregare gli dei e discutere il miglioramento delle loro condizioni di vita, caratterizzate da una forte discriminazione e dall’assenza di diritti e protezione. L’incendio di domenica ha distrutto una tenda in cui erano riunite un migliaio di hijras e la situazione è stata aggravata dalla mancanza di indicazioni chiare sulle vie di fuga. L’incendio, scoppiato verso le 19 ora locale, è stato probabilmente causato da un guasto elettrico o un corto circuito nella cucina della comunità che ospitava l’incontro. I morti non sono stati ancora identificati ed è stata aperta un’indagine.
Le hijras sono presenti già nel Kama Sutra, che secondo gli storici è stato composto tra il quinto secolo avanti Cristo e il terzo secolo dopo Cristo, e anticamente avevano un ruolo religioso: erano sacerdotesse di alcune divinità e le custodi della fertilità, ed erano presenti nel territorio dell’attuale India, del Bangladesh e del Pakistan. Sotto la dinastia islamica dei moghul – che ha dominato l’India dal XVI al XVIII secolo – gli eunuchi venivano spesso impiegati nei palazzi come servitori e guardiani dell’harem del sultano, come guardie di palazzo, messaggeri e consiglieri. Visti gli alti incarichi che arrivavano a ricoprire accadeva spesso che le famiglie castrassero uno dei loro figli maschi, anche contro la sua volontà, per farlo lavorare a palazzo e garantirsi una vita agiata.
Adesso in India le hijras formano una vera e propria casta. Si mantengono mendicando, prostituendosi, ballando e cantando – spesso in modo osceno – ai matrimoni e ai festeggiamenti per le nascite dei bambini, dove ricevono denaro per andarsene. Sopportano una dura discriminazione: per loro è difficile trovare lavoro e – soprattutto quelle che si prostituiscono – sono spesso vittima di maltrattamenti brutali. Negli ultimi tempi in India sono nate molte associazioni che cercano di tutelare i diritti delle hijras e di migliorarne le condizioni di vita. Nel 2000 Shabnam Mausi è stata la prima hijra indiana eletta in una carica pubblica, nel parlamento del Madhya Pradesh, e nello stesso anno un’altra hijra, Asha Devi, è diventata sindaco della città di Gorakhpur, nell’Uttar Pradesh.