L’uomo che non era Unabomber

Niccolò Zancan sulla Stampa ha intervistato Elvio Zornitta, per anni il principale sospettato di essere l'autore degli attentati esplosivi in Veneto e Friuli nel 1994-2006

Tra il 2004 e il 2009 Elvio Zornitta, un ingegnere che abitava ad Azzano Decimo, in provincia di Pordenone, è stato il principale sospettato per gli attentati esplosivi attribuiti dai mezzi di informazione all'”Unabomber” italiano (con riferimento al modo con cui la stampa chiamava il terrorista statunitense Theodore Kaczynski): una trentina di piccoli ordigni esplosivi che hanno causato molti feriti tra il 1994 e il 2006. Gli episodi sono concentrati in un’area abbastanza ristretta del Veneto e del Friuli. Nessuno è mai stato processato per gli attacchi di Unabomber. Niccolò Zancan, sulla Stampa, è andato a intervistare Zornitta, a più di due anni dall’archiviazione delle indagini su di lui.

«Sono sceso giù in pigiama e ciabatte. Erano le 6,40 del 26 maggio 2004, un quarto d’ora prima della sveglia. Pensavo fosse successo qualcosa di brutto al vicino. Mi ricordo che andavo verso il cancello titubante, calcolavo la distanza e pensavo: “Se sono dei malintenzionati, faccio ancora in tempo a rintanarmi in casa”».

L’uomo che doveva essere Unabomber ha lo stesso pigiama di allora. La stessa villetta sulla strada statale per Pordenone. I vecchi mobili di legno lucido, manuali in inglese su colle e sistemi di fissaggio. In compenso è cambiato lui, molto: per dormire ha ancora bisogno dei tranquillanti.
Elvo Zornitta era un ingegnere felice. Laurea al Politecnico di Torino, impiego da progettista nel settore dell’automotive. «Avevo la fortuna di fare un lavoro che mi piaceva molto. La sera tornavo a casa soddisfatto, abbracciavo mia figlia, non chiedevo altro». Ma si sa che nulla è più provvisorio di un paradiso in terra.

Quella mattina di maggio era una perquisizione. Zornitta diventava il principale indagato per gli attentati dinamitardi di Unabomber. «Andavo al supermercato a comprare una scatoletta di tonno e tutti mi fissavano. Non dimenticherò mai certe facce atterrite». Zornitta «mostro». Caso mediatico. Rapidamente disoccupato. In questi anni ha montato pannelli solari sui tetti. Poi si è riciclato come tecnico di laboratorio nel settore controllo qualità di un’azienda locale. Oggi guadagna la metà rispetto al 2004. «E’ stata una brusca retrocessione», dice. E le lampadine fioche del soggiorno sembrano raccontare qualcosa di più di uno stato d’animo.

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