In Somalia le cose migliorano
L'ONU rimuove lo stato di carestia da tre aree del paese, grazie al miglioramento del clima e agli aiuti umanitari: ma c'è ancora molto da fare
Secondo l’analisi pubblicata ieri dalla Food Security and Nutrition Analysis Unit for Somalia (FSNAU), l’unità dell’ONU sulla sicurezza alimentare e sulla nutrizione del Paese, fonte principale di informazione per le organizzazioni internazionali, in tre aree meridionali della Somalia la crisi umanitaria e alimentare sarebbe meno grave di qualche settimana fa.
Nelle zone di Bay, Bakool, e Lower Shabelle, nel sud del Paese, l’agenzia dell’ONU ha tecnicamente rimosso lo stato di “carestia”, ossia il livello 5 dell’emergenza, ieri declassata al livello 4 (“emergenza per il periodo di novembre-dicembre 2011”). Secondo i dati forniti dall’ONU, il miglioramento delle condizioni meteorologiche e una maggiore assistenza umanitaria avrebbero ridotto la malnutrizione e i livelli di mortalità: nel mese di ottobre 2,6 milioni di rifugiati nei campi profughi della Somalia hanno ricevuto assistenza alimentare, il 15 per cento in più rispetto al mese precedente.
Le Nazioni Unite hanno dichiarato l’emergenza carestia in cinque aree della Somalia il 20 luglio di quest’anno, aggiungendo il 5 settembre anche la regione meridionale di Bay dove 750mila persone erano a rischio di morte per fame. Le Nazioni Unite dichiarano una carestia quando in una certa parte del mondo un bambino su tre è malnutrito e, ogni giorno, un bambino su 2.500 muore per fame. Le carestie vengono dichiarate con molta cautela e in Somalia non accadeva dal 1992.
La crisi alimentare nel Corno d’Africa è stata innescata da una forte siccità, la più intensa degli ultimi sessant’anni. Le scarse piogge hanno causato la morte di molti animali (fondamentali in un’area che si basa prevalentemente su agricoltura e pastorizia) e hanno danneggiato molte coltivazioni. Il prezzo dei pochi beni ancora disponibili ha subìto di conseguenza aumenti vertiginosi. Ad aggravare la situazione nelle aree colpite dalla carestia c’è poi la difficoltà con cui vengono distribuiti gli aiuti umanitari: la parte meridionale della Somalia, per esempio, è sotto il controllo di Al Shabaab, il gruppo insurrezionale islamista che spesso, in nome dell’ideologia, ha bloccato gli aiuti provenienti dall’estero. A complicare la situazione nelle ultime settimane c’è stato l’invio, da parte del Kenya, di truppe nel sud della Somalia per stanare proprio i militanti di Al Shabaab, responsabili secondo il governo kenyano dei rapimenti di diversi turisti stranieri sulle spiagge al confine.
Complessivamente, la situazione rimane dunque molto grave. In Somalia ci sono ancora 4 milioni di persone che sono dipendenti dagli aiuti. Di queste, circa 250mila persone sono a “rischio imminente di morte per fame”, dice l’ONU. «Questa crisi non è ancora finita, anzi» ha dichiarato Sonia Zambakides, capo di Save the Children Somalia. «Sebbene vi sia stato un miglioramento in queste aree, grazie allo sforzo degli aiuti internazionali, i bambini continuano a morire a una velocità spaventosa in tutta la Somalia».