Effetto Beckham
Domani potrebbe finire la carriera di David Beckham nel calcio statunitense, dopo cinque anni: e probabilmente è stato per entrambi un buon investimento
L’Home Depot Center di Carson, un sobborgo di Los Angeles, è il più grande stadio costruito negli Stati Uniti per il calcio, con una capienza di 27.000 posti. Domenica 20 novembre, domani, si giocherà lì la finale dei playoff del campionato statunitense di calcio. Il campionato, la Major League Soccer, si conclude ogni anno a fine novembre con i playoff tra le migliori classificate nel torneo degli Stati Uniti orientali (Eastern Conference) e in quello degli Stati Uniti occidentali (Western Conference).
Quest’anno la finale è tra Los Angeles Galaxy e gli Houston Dynamo, ma i grandi favoriti sono i Galaxy: probabilmente l’unica squadra di calcio statunitense conosciuta anche in Europa, dopo che il centrocampista inglese David Beckham ci si è trasferito nel 2007, quando era tra i giocatori in attività più famosi del mondo. La finale di domani ha una particolare importanza sia per i Galaxy, sia per Beckham: per la squadra perché nelle ultime cinque stagioni è riuscita ad arrivare alla finale dei playoff solo una volta (perdendo ai rigori contro il Real Salt Lake, nel 2009), e per il giocatore perché potrebbe essere la sua ultima partita negli Stati Uniti.
Quando arrivò nella MLS, nel 2007, Beckham fu accompagnato da annunci entusiastici dei manager della squadra e di tutta la stampa sportiva, secondo cui il suo arrivo avrebbe cambiato una volta per tutte il ristretto panorama del calcio statunitense e lo avrebbe fatto diventare finalmente pari a quello degli sport maggiori: football americano, baseball e basket. A Beckham venne dato il più alto stipendio nella storia del campionato, circa 6,5 milioni di dollari per i primi tre anni, l’opzione di andarsene senza penali dopo solo tre dei cinque anni di contratto, e una clausola particolare che gli permette di comprare una squadra della MLS a un prezzo conveniente quando deciderà di smettere di giocare.
Quest’anno finisce la quinta stagione del contratto di Beckham, che probabilmente smetterà di giocare nella MLS: a 36 anni, potrebbe provare un ultimo rilancio in una squadra europea (si è parlato del Paris Saint Germain), dato che ha dichiarato più volte di voler giocare per la nazionale inglese agli Europei del 2012 (ma Capello non sembra molto dell’idea).
Il calcio americano non è cambiato così profondamente come speravano le società della MLS con l’arrivo di Beckham. Si parlò di una cifra di 250 milioni di dollari per il trasferimento del giocatore negli USA, pagata non solo dai Galaxy, ma da tutte le società del campionato, convinte di fare un investimento redditizio per tutte. Sia la cifra che i termini dell’accordo sono poco affidabili, ma l’attenzione che dettero le televisioni al suo arrivo negli Stati Uniti e agli eventi mondani a cui partecipò nei primi mesi del suo arrivo furono quelli riservati a una celebrità mondiale.
Nonostante l’attentissima gestione dell’immagine del calciatore, i dati di ascolto televisivi delle partite sono cresciuti poco nell’era Beckham, e la qualità media del campionato rimane lontana dagli standard europei. Ma qualcosa si sta muovendo, e in definitiva, come scrive l’Economist, “il grande investimento della MLS sembra aver pagato”, a livello di immagine e a livello sportivo.
Il calcio statunitense d’altra parte è in ascesa da parecchi anni. Ai mondiali sudafricani del 2010 gli Stati Uniti sono arrivati primi nel loro girone (a pari punti con l’Inghilterra) dopo due pareggi e una vittoria sull’Algeria che è già diventata una partita storica per i fan del calcio statunitense. La nazionale è ora allenata da Jürgen Klinsmann, celebre attaccante degli anni Novanta, ex allenatore della nazionale tedesca e del Bayern Monaco. Un altro attaccante molto famoso e ancora in attività, il francese Thierry Henry, 34 anni, ha accettato lo scorso anno di andare a giocare con i New York Red Bulls. Nuovi investimenti arrivano alle squadre di Seattle, Portland e, in Canada, Toronto e Vancouver, e quest’anno la stagione potrebbe beneficiare della sospensione del campionato di basket per dispute sindacali, e dal recente scandalo pedofilia che ha colpito il mondo del college football.
foto: Stephen Dunn/Getty Images