Il governo Netanyahu e la Corte Suprema
Il parlamento israeliano ha dato la prima approvazione a due provvedimenti che, secondo Shimon Peres e altri critici, "allontanano dalla democrazia"
Il parlamento israeliano, la Knesset, ha dato il primo voto favorevole lunedì sera a due leggi che modificano i meccanismi di composizione della Corte Suprema del paese. Con le nuove leggi, che devono ancora affrontare due passaggi parlamentari prima di essere approvate definitivamente, saranno rimossi gli ostacoli per l’elezione di un giudice di orientamento conservatore, Asher Grunis, alla presidenza della Corte Suprema, e di un altro nel comitato che sceglie i giudici della Corte. Il comitato si dovrà riunire domenica prossima per proporre tre candidati (che dovranno poi essere approvati dal presidente dello Stato).
Le due leggi in discussione
Il primo provvedimento, approvato con 52 voti favorevoli e 35 contrari, abolisce la norma che vietava a un giudice di diventare presidente della Corte Suprema se aveva meno di 67 anni, e dunque se era lontano più di tre anni dall’età della pensione (fissata a 70 anni). L’abolizione serve a permettere al giudice Asher Grunis di diventare presidente: ha 66 anni, e quando l’attuale presidente Dorit Beinisch andrà in pensione alla fine di febbraio del 2012, sarà ancora troppo giovane (di cinque settimane) per prendere il suo posto, secondo la vecchia legge. Grunis è visto con favore dai politici conservatori, dato che in passato ha mostrato la tendenza a non interferire con le decisioni del parlamento o del governo.
La seconda legge è la cosiddetta “legge Sohlberg”, proposta da un parlamentare di Yisrael Beiteinu, il partito nazionalista che rappresenta tradizionalmente soprattutto gli immigrati dall’Unione Sovietica. La legge riguarda una questione molto tecnica e apparentemente ristretta: il modo in cui l’ordine professionale degli avvocati israeliani è rappresentato nella commissione giudiziaria di dieci membri che nomina i giudici israeliani. Secondo la nuova legge, uno dei due rappresentanti dovrà far parte dell’opposizione interna all’ordine professionale, e dovrebbe cambiare i delicati equilibri della commissione in modo da far eleggere alla Corte Suprema Noam Sohlberg, attualmente giudice a Gerusalemme. Sohlberg, 49 anni, vive nell’insediamento di Alon Shvut, in Cisgiordania, ed è stato criticato in passato per decisioni ritenute restrittive della libertà di stampa.
Le nuove leggi del governo Netanyahu
Il governo di Netanyahu si è scontrato duramente con la Corte Suprema, a causa di pronunciamenti di questa che ordinavano di smantellare “avamposti” dei coloni israeliani. Gli avamposti sono gli insediamenti costruiti in Cisgiordania, negli ultimi dieci anni circa, dai coloni israeliani, senza ottenere l’autorizzazione del governo (che invece ha autorizzato quelli che vengono chiamati “insediamenti”). La cosiddetta roadmap stabilita con la mediazione della presidenza Bush prevede lo smantellamento degli avamposti e il blocco della costruzione di nuovi insediamenti, ma nella pratica il governo di Netanyahu è andato in senso nettamente contrario a quegli accordi.
Domenica 13 novembre, una commissione governativa aveva proposto un altro provvedimento legislativo molto contestato, che intende interrompere il finanziamento straniero per le organizzazioni per i diritti umani. Secondo la proposta di legge, le organizzazioni potranno ricevere in futuro un massimo di 4.000 euro circa (su cui dovranno pagare una tassa del 45%) da qualsiasi organizzazione straniera, incluse le Nazioni Unite o l’Unione Europea. I detrattori della legge dicono che il provvedimento è stato disegnato in modo da togliere gran parte dei fondi alle organizzazioni che sostengono la causa palestinese o sono più critiche nei confronti del governo.
I provvedimenti in discussione nella Knesset sono stati proposti da un ristretto numero di parlamentari del Likud (il partito conservatore al governo, di cui fa parte Benjamin Netanyahu) e di Yisrael Beiteinu: questi rappresentano l’ala più estremista della maggioranza, ma secondo i commentatori agiscono con il tacito consenso dei loro leader e dello stesso primo ministro, all’interno dello spostamento a destra del dibattito politico israeliano e della crescente influenza dei partiti e dei politici più intransigenti.
Le reazioni
Alcuni parlamentari del principale partito dell’opposizione nel parlamento israeliano, Kadima, hanno cominciato a sventolare bandiere nere dopo l’approvazione delle leggi sulla Corte Suprema, prima che queste venissero confiscati e che i parlamentari autori della protesta venissero espulsi. Molti politici e commentatori israeliani hanno criticato i nuovi provvedimenti dicendo che mettono in pericolo l’indipendenza del potere giudiziario e le fondamenta della stessa democrazia israeliana: membri del Kadima hanno detto che rappresentano “la più grave minaccia” alla democrazia dalla fondazione dello stato nel 1948.
Anche il presidente dello Stato di Israele, Shimon Peres, che ha fatto parte del partito laburista israeliano e di Kadima, ha criticato duramente le nuove leggi, dichiarando durante una conferenza che “deviano dalle basi della democrazia”.
foto: Abir Sultan – Pool/Getty Images>