Occupy si sposta nei campus
Le università offrono qualche comodità in più e riducono i rischi di sgomberi - ancora in corso - per le condizioni igieniche dei luoghi occupati
Il movimento Occupy Wall Street sta cercando di sottrarsi alla stretta della polizia spostandosi nei campus universitari. La settimana scorsa nuovi accampamenti sono spuntati a Harvard (Massachusetts), Berkeley (California) e a Duke (North Carolina). I campus offrono servizi spesso non disponibili nei parchi come docce, bar e bagni, e rendono quindi più difficile sostenere la necessità di uno sgombero in nome delle condizioni igieniche.
Ieri la polizia ha sgomberato due degli accampamenti di Occupy Portland arrestando oltre cinquanta persone. Sabato a St. Louis sono state arrestate 27 persone per aver violato il coprifuoco deciso dal sindaco Francis Slay, che venerdì aveva emesso l’ordine di sgombero nei confronti di quattrocento persone che avevano occupato una piazza nel centro della città. A Salt Lake City, invece, sono state arrestate 15 persone che si sono opposte allo sgombero di Pioneer Park, occupato da circa 150 manifestanti. In una delle tende rimosse è stato trovato anche un cadavere. Secondo la polizia si tratterebbe di un senzatetto morto per overdose. A Denver, dove sempre sabato è stato sgomberato un accampamento illegale al Civic Centre Park con l’utilizzo di gas lacrimogeni, la polizia ha invece fermato altri due manifestanti dopo che avevano occupato un marciapiede di una strada del centro con materassi, tende e fornelli da campeggio.
Nel frattempo stanno iniziando a emergere i primi dettagli anche sull’omicidio di Oakland dello scorso giovedì. La polizia ha confermato che la vittima, Kayode Ola Foster, 25 anni, aveva partecipato al movimento Occupy Oakland nei giorni scorsi. I manifestanti accusano le forze di sicurezza di volere solo un pretesto per fermare il movimento. L’ex marine ferito dalla polizia a Oakland negli scontri del 25 ottobre è invece tornato a casa in questi giorni dall’ospedale. Aveva riportato una ferita al collo dopo essere stato colpito da un candelotto lacrimogeno.