La Lega Araba sospende la Siria
Il regime di Assad continua la repressione e l'organizzazione internazionale ha annunciato sanzioni
Dal 16 novembre la Lega Araba sospenderà l’appartenenza all’organizzazione della Siria, che ora rischia dure sanzioni se non fermerà l’eccidio di oppositori civili secondo quanto stabilito nel piano della Lega dello scorso 2 novembre. La Lega ha anche chiesto ai suoi membri di ritirare i propri ambasciatori dalla Siria.
La decisione raggiunta oggi al Cairo, dove decine di manifestanti siriani e yemeniti hanno protestato contro l’organizzazione internazionale, è di grande valore simbolico. Ben diciotto paesi hanno votato a favore della sospensione della Siria, tre si sono opposti (Libano, Yemen e ovviamente la Siria), mentre l’Iraq si è astenuto. Il ministro degli Esteri del Qatar, Hamad bin Jassim, ha dichiarato: “La Siria è un paese amico e ci dispiace aver preso una decisione del genere, ma la violenza deve finire”. Youssef Ahmed, il rappresentante siriano presso la Lega Araba, ha reagito duramente alla decisione, parlando di “agenda dettata da Occidente e Stati Uniti” e di “morte della politica araba”.
La decisione è arrivata dopo una delle settimane più sanguinose dall’inizio delle rivolte siriane. Negli ultimi undici giorni, secondo gli attivisti dell’opposizione siriana, sono stati uccisi 250 civili, portando a 3.500 il numero dei morti dall’inizio della rivolta. La violenza è proseguita senza soste, soprattutto a Homs, una delle roccaforti degli oppositori di Bashar al-Assad: qui, nelle ultime settimane, sono proseguite le torture e gli omicidi per mano delle forze lealiste, come dimostrato da un rapporto di Human Rights Watch pubblicato questa settimana.
La situazione siriana, secondo gli analisti, sta sprofondando verso la guerra civile e settaria: l’opposizione è divisa, e ieri un ufficiale disertore dell’esercito siriano, Ammar al Wawi, ha dichiarato in un’intervista al giornale algerino Ech Chourouk che le truppe ribelli riunite sotto il nome della Free Syrian Army hanno ormai raggiunto quota 25mila soldati. Molti di essi sono sunniti, tradizionalmente opposti agli alawiti, la setta sciita di Assad.
Anche da parte dell’Europa cresce la pressione contro il regime siriano. Lunedì l’Unione Europea dovrebbe annunciare ulteriori sanzioni contro la Siria, dopo quelle sulle armi e sulle esportazioni di petrolio. La stretta stavolta dovrebbe concentrarsi prevalentemente sulle linee di credito della Banca Europea degli Investimenti (BEI) che tra il 1978 e il 2010 ha già accordato oltre 1,7 miliardi di euro di prestiti alla Siria. L’ipotesi in discussione prevede il blocco di nuovi crediti e il congelamento di quelli già esistenti.
AP Photo/Amr Nabil