A che punto siamo
L'eventuale governo Monti ha già un'eventuale opposizione ma anche l'eventuale sostegno di Nichi Vendola, con qualche condizione
20.50 – La commissione Bilancio del Senato ha dato il via libera al Ddl stabilità. Il Pd si è astenuto, Idv ha votato contro e il Terzo Polo non ha partecipato al voto. Domani il testo approda nell’aula di Palazzo Madama e sabato il testo passerà alla Camera.
20.36 – Il Corriere della Sera precisa come la durata della discussione tra Napolitano e Monti, e l’urgenza con la quale l’economista è arrivato a Roma da Berlino dove era ospite di un convegno, lasci intuire che tra i due si è parlato del governo tecnico da nominare in tempi brevi.
20.21 – Il colloquio al Quirinale tra Napolitano e Mario Monti è durato circa due ore. In un comunicato della Presidenza della Repubblica si spiega che il nuovo Senatore a vita ha voluto esprimere, come è prassi, il suo ringraziamento per la nuova nomina.
18.07 – Mario Monti stasera vedrà Napolitano al Quirinale. Intanto sembra che Lorenzo Bini Smaghi si sia dimesso dal board della BCE. Da ieri il nome di Bini Smaghi circola come possibile ministro dell’eventuale governo Monti.
17.12 – Anche La Russa si cimenta nell’esercizio della dichiarazione che non vuol dire niente. «A me i governi-ammucchiate non mi sono mai piaciuti, ma sarà Berlusconi a comunicare le sue valutazioni all’Ufficio di presidenza del PdL immediatamente prima o dopo le consultazioni del Capo dello Stato». E quindi?
16.44 – Che Alfano studi da leader del centrodestra si vede da questa frase lasciata ai giornalisti: «Noi operiamo per il bene del Paese, il nostro comitato di presidenza aveva deciso che dopo il governo Berlusconi si sarebbe dovuti andare al voto, ma non sovrapponiamo la nostra voce a quella del Presidente della Repubblica». Che vuol dire?
16.40 – Linkiesta mette insieme un po’ di reazioni di esponenti dell’Italia dei Valori critici con la decisione del capo dell’Italia dei Valori di non sostenere l’eventuale governo Monti (prima ancora di capire se ci sarà e cosa farà, peraltro)
Contattando alcuni parlamentari dell’Idv si scopre che la linea di Di Pietro non trova larga condivisione neppure tra i suoi uomini. «Se nascesse un governo tecnico, senza politici, con l’obiettivo di rimettere in sesto l”economia non vedo perché non dovremmo sostenerlo» racconta il deputato Renato Cambursano, tesoriere del gruppo alla Camera. «L’obiettivo finale resta quello di riconsegnare il potere agli elettori, ma adesso il Paese rischia veramente il default. Un governo tecnico dovrebbe fare in un tempo limitato quelle 2 o 3 cose che ci vengono chieste con urgenza dall’Europa». E la posizione di Di Pietro? «Io penso sempre con la mia testa» ammette Cambursano. Anche tra i dipietristi rischia di aprirsi un fronte degli scontenti. Cambursano assicura di non aver parlato con nessun collega. «Ho presentato la mia posizione solo al capogruppo, Massimo Donadi. E mi è parso di capire che anche lui la pensa come me». Al Senato le cose non vanno diversamente. L’Idv Francesco “Pancho” Pardi spiega: «Un governo non confortato da una rappresentanza politica è chiaramente meno solido di un esecutivo fondato sul voto degli elettori. Ma in questo particolare momento ogni ora è decisiva per salvare il Paese dalla bancarotta». La soluzione? «Il governo Monti mi sembra l’ipotesi migliore». La decisione di Di Pietro di voltare le spalle al nuovo esecutivo lascia molte perplessità. «Il partito deve far pesare la sua posizione, perché le misure economiche che il governo deve prendere possano essere socialmente eque – continua Pardi – E questo possiamo farlo solo se diamo un appoggio serio all’esecutivo». Non si tratta di posizioni isolate. Pardi rivela di aver discusso con i dipietristi di Palazzo Madama – il gruppo conta 12 senatori – e di aver trovato una sostanziale armonia di pensiero. «Ma i nomi di chi la pensa come me non li dico».
16.17 – Intanto è finito il vertice del PdL a Palazzo Grazioli. Il partito di Berlusconi come abbiamo detto ha al suo interno opinioni divergenti sul sostegno all’eventuale governo Monti. L’agenzia AGI dice che Alfano ha parlato con i giornalisti dicendo che il partito ci sono «opinioni differenti» e difendendo il diritto «di un partito al confronto. Se avessimo deciso a maggioranza ci avreste criticati come partito verticistico, questo è un partito democratico nel quale ci si confronta e si discute».
16.08 – Aggiornamenti dai mercati: lo spread è in gran discesa, in questo momento è a 513 punti. La Borsa di Milano guadagna l’1,55 per cento, Wall Street guadagna lo 0,8 per cento.
16.01 – Oggi pomeriggio alle 18 alla Camera si ritrovano insieme Pierferdinando Casini, Pier Luigi Bersani e Angelino Alfano, per presentare il libro di Maurizio Lupi. Al di là del libro si tratta di un incontro importante, visto che i tre dovrebbero essere i leader dei tre principali partiti dell’eventuale governo Monti. Quelli di Notapolitica promettono un liveblogging su Twitter.
15.55 – Intanto i giornali raccontano quanto detto ieri da Mario Monti a Berlino, a margine di un convegno.
Le richieste dell’Europa e della comunità internazionale all’Italia, in termini di risanamento dei conti e di stimolo allo sviluppo, sono «quello che dovrebbe essere chiesto ad ogni Paese, per una maggiore crescita», che deve avvenire non «da ulteriori prestiti, ma attraverso la rimozione degli ostacoli alla crescita stessa». Sulle richieste arrivate a Roma e su cio che «deve essere fatto» non possono esserci «molte divergenze intellettuali». […] Non possono esserci «molte divergenze intellettuali» sulle richieste che arrivano a Roma e su ciò che «deve essere fatto», dice Monti. Per quel che riguarda l’euro, l’Italia è ancora in ampio credito, grazie «ai benefici che ha dalla appartenenza». Benefici che costituiranno «un patrimonio nel tempo», aggiunge, difendendo la moneta unica: «Se l’Italia non avesse fatto parte dell’euro ci sarebbe più l’inflazione, politiche meno disciplinate e meno rispetto per le generazioni future», ha affermato.
15.34 – Un disclaimer. Il Post è abituato a seguire la politica italiana senza considerare necessariamente notizie le parole di questo o quel politico, privilegiando i fatti alle dichiarazioni. In questa circostanza di crisi e incertezza politica, però, le parole assumono qualche importanza in più del solito: l’intenzione di un gruppo di deputati di chiedere il voto o la decisione di un leader di partito a favore di un eventuale governo di unità nazionale ci sembrano informazioni che sia necessario fornire. Cercheremo di tenerci alla larga dal superfluo, come facciamo sempre.
15.26 – I passaggi fondamentali del documento di Sinistra e Libertà aprono al governo Monti ma pongono alcuni paletti. Primo: i tentativi di “fronteggiare in buona fede l’evidente emergenza economico finanziaria, non possono sopportare l’ipoteca berlusconiana” e quindi non possono salvare “il regime precedente”. Secondo: sono “necessarie elezioni presto”, e molti fanno notare che “presto” è molto diverso da subito. Terzo, testuale: “un governo di emergenza non può che essere a tempo e con un immediato obiettivo: fronteggiare l’emergenza dei conti con una patrimoniale vera, che non colpisca i cittadini che stanno già pagando gli effetti nefasti della recessione, e restituire la parola agli italiani con il voto”.
15.24 – Il documento diffuso da Sinistra e Libertà.
Se il ventennio fascista condusse nel baratro della guerra il Paese, il quasi ventennio del populismo berlusconiano ha prodotto macerie economiche e sociali che ci hanno condotto al disastroso rischio di default attuale. Bisogna mettere la parola fine al dominio politico di Berlusconi, ma bisogna immediatamente guardarsi dalle insidie del berlusconismo.
Ogni esperienza anche quelle che intendono fronteggiare in buona fede l’evidente emergenza economico finanziaria, non possono sopportare l’ipoteca berlusconiana. Il rischio che un governo di emergenza diventi l’ancora di salvataggio del regime precedente è in campo, nonostante l’autorevolezza della figura di Mario Monti, prolungando una fase di incertezza che sarebbe dannosa per la nostra fragilissima finanza pubblica e per l’intera situazione economica del paese.
Siamo consapevoli che per affrontare la crisi ci sia bisogno di responsabilità e impegni straordinari. Siamo tuttavia convinti che per affrontare i prossimi anni sia necessario chiedere ai cittadini di scegliere su quali opzioni fondare un nuovo governo, condividendo gli oneri di una fase così drammatica per il Paese. Per questo riteniamo che siano necessarie elezioni presto, per dare una prospettiva più certa e legittimata.
Un governo di emergenza non puo’ che essere a tempo e con un immediato obiettivo: fronteggiare l’emergenza dei conti con una patrimoniale vera, che non colpisca i cittadini che stanno già pagando gli effetti nefasti della recessione, e restituire la parola agli italiani con il voto. Il cambiamento è necessario, i cittadini e le cittadine italiane dovranno essere i protagonisti di questa fase.
La democrazia è la più grande risorsa per la salvezza del nostro Paese’.
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La situazione politica italiana oggi appare un po’ più definita di ieri. La nomina di Mario Monti a senatore a vita ha rappresentato di fatto un forte invito da parte del presidente Napolitano a considerare l’ex commissario europeo come guida di un governo di unità nazionale. È pertanto plausibile, quindi, che dopo le dimissioni di Berlusconi e le consultazioni formali Giorgio Napolitano decida di affidare a Mario Monti l’incarico di formare un nuovo governo. Monti accetterà con riserva, come è prassi, e poi svolgerà le sue consultazioni. A quel punto sarà chiaro quello che oggi non lo è: quali partiti sosterranno Monti, e se saranno abbastanza da garantire all’eventuale nuovo governo una maggioranza salda alla Camera e al Senato. Infine, e non meno importante, come si dice in questi casi, sapremo sulla base di quale programma Mario Monti chiederà la fiducia delle camere.
In questo momento le forze politiche che hanno dichiarato più o meno esplicitamente il loro sostegno a un eventuale governo Monti sono Partito Democratico, Futuro e Libertà e Unione di Centro. La Lega Nord e l’Italia dei Valori hanno detto invece che starebbero all’opposizione. Rimangono incerte le intenzioni del PdL, partito di maggioranza sia alla Camera che al Senato: Berlusconi inizialmente aveva detto che l’unica strada era il voto – peraltro lanciando Alfano come candidato premier – ma già ieri sera e poi oggi ha aperto alla possibilità di sostenere il governo Monti. Nel partito si continua però a discutere e di fatto ci sarebbero due fronti dalle posizioni opposte. Considerati i numeri alla Camera e al Senato, non può esistere una maggioranza alternativa all’attuale senza i voti di almeno parte dei gruppi parlamentari del PdL.
foto: Mauro Scrobogna / LaPresse