Il giorno dopo
Il voto finale sulla legge di stabilità sarà sabato. Napolitano: "Non esiste incertezza sulle dimissioni di Berlusconi"
di Francesco Costa
Il punto della situazione: Tremonti è arrivato da poco al Senato per presentare il maxiemendamento della legge di stabilità, di cui nessuno conosce ancora il contenuto. Il Senato lo voterà venerdì mattina, mentre alla Camera dovrebbe arrivare sabato. Il voto finale è previsto per il pomeriggio, dopo di che, secondo quanto annunciato da Berlusconi e chiarito anche oggi dal presidente della Repubblica con un comunicato, il presidente del Consiglio rassegnerà le dimissioni e si aprirà la fase delle consultazioni. Che cosa succederà poi, non è chiaro: sia all’interno della maggioranza che all’interno dell’opposizione ci sono posizioni diverse sulle varie opzioni (governo tecnico, governo di transizione con maggioranze allargate, elezioni il prima possibile). Intanto, la giornata di oggi è stata molto negativa per i mercati europei e per l’Italia in particolare: la borsa di Milano ha chiuso perdendo il 3,78 per cento. A fine giornata lo spread rispetto ai titoli di stato tedeschi era di 552 punti base, ma durante la giornata aveva raggiunto un massimo di 576 punti.
Poco dopo le 19 è arrivata una notizia inaspettata: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha nominato senatore a vita l’economista Mario Monti, 68 anni.
18.45 – L’ANSA scrive che il voto finale sulla legge di stabilità sarà sabato pomeriggio.
18.43 – Il voto della legge di stabilità al Senato sarà venerdì mattina: lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo.
18.35 – Emanuele Fiano, deputato PD, dice che la Camera è stata convocata per sabato alle 12.30.
18.32 – Abbiamo pubblicato la gallery delle migliori foto di oggi alla Camera: avete presente quei giorni di giugno quando la scuola è finita e ormai si aspetta solo la campanella dell’ultimo giorno? Ecco, un po’ così. Qui sotto c’è la foto che vi avevamo promesso, le altre qui.
18.27 – Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti è arrivato in Senato per presentare la legge di stabilità. Al momento è in riunione con il ministro Calderoli e il presidente della commissione Bilancio, Antonio Azzollini.
18.11 – Un grafico interattivo dell’Economist permette di confrontare i debiti pubblici di diversi paesi negli ultimi anni, per capire come siamo arrivati a questo punto. E di giocare un po’ con le previsioni, per chi si vuole tirare su di morale (o deprimersi: vi spieghiamo anche le regole del gioco).
18.05 – Intanto sulle agenzie fotografiche c’è una foto di Bersani e Franceschini che si ammazzano dalle risate oggi alla Camera (tra poco sul Post)
17.57 – La Borsa di Milano ha chiuso perdendo il 3,78 per cento. Lo spread è sceso, si fa per dire, a 552 punti.
17.56 – Marco Castelnuovo, giornalista della Stampa, su Twitter:
Idee chiare. Scajola: “Alle 18.30 il consiglio dei ministri approva il maxiemendamento”. La Russa: “Oggi non c’è nessun consiglio dei ministri”
17.53 – La chiusura delle borse: Parigi -2,17 per cento, Londra -1,92 per cento, Francoforte -2,21 per cento, Lisbona -1,25 per cento, Amsterdam -3,15 per cento, Atene -2,75 per cento.
17.46 – Beppe Pisanu, senatore PdL, riportato dall’ANSA: «Se ci sono elezioni anticipate, esco dal gruppo, dal Pdl, da tutto».
17.38 – Mario Calabresi su Twitter: “Berlusconi si è reso conto che il Pdl sta franando e apre anche a un nuovo governo guidato da uno dei suoi, ipotesi che ieri sera escludeva”
17.34 – Anche Maurizio Lupi, con formula molto cauta, dice che “non è esclusa” l’ipotesi del governo di emergenza. Alzando un attimo la testa, il fatto politico più rilevante di oggi è la formazione di un fronte interno al PdL disposto a non andare a votare subito (come invece vuole Berlusconi). È importante perché, numeri alla mano, è la condizione indispensabile alla formazione di un governo di larghe intese.
17.21 – L’Economist ha raccolto tutte le sue copertine su Silvio Berlusconi.
17.09 – Piazza Affari risale timidamente: -3,90 per cento
17.04 – Non giriamoci intorno: secondo voi si può fare una maggioranza che comprenda sia l’IdV sia un pezzo (almeno) del PdL?
16.59 – Il comunicato di Napolitano in sintesi: Berlusconi se ne va di sicuro appena approviamo la legge, cioè presto; dopo o si fa un nuovo governo o si va a votare, e presto; in ogni caso, anche durante questa fase di transizione, il Parlamento potrà prendere iniziative in caso di emergenza.
16.56 – Vediamo adesso che succede sui mercati.
16.39 – Nota della presidenza della Repubblica.
Di fronte alla pressione dei mercati finanziari sui titoli del debito pubblico italiano, che ha oggi toccato livelli allarmanti, nella mia qualità di Capo dello Stato tengo a chiarire quanto segue, al fine di fugare ogni equivoco o incomprensione:
1) non esiste alcuna incertezza sulla scelta del Presidente del Consiglio on. Silvio Berlusconi di rassegnare le dimissioni del governo da lui presieduto. Tale decisione diverrà operativa con l’approvazione in Parlamento della legge di stabilità per il 2012;
2) sulla base di accordi tra i Presidenti del Senato e della Camera e i gruppi parlamentari sia di maggioranza sia di opposizione, la legge sarà approvata nel giro di alcuni giorni;
3) si svolgeranno quindi immediatamente e con la massima rapidità le consultazioni da parte del Presidente della Repubblica per dare soluzione alla crisi di governo conseguente alle dimissioni dell’on. Berlusconi;
4) pertanto, entro breve tempo o si formerà un nuovo governo che possa con la fiducia del Parlamento prendere ogni ulteriore necessaria decisione o si scioglierà il Parlamento per dare subito inizio a una campagna elettorale da svolgere entro i tempi più ristretti.
Sono pertanto del tutto infondati i timori che possa determinarsi in Italia un prolungato periodo di inattività governativa e parlamentare, essendo comunque possibile in ogni momento adottare, se necessario, provvedimenti di urgenza.
16.38 – Fini proporrà ai capigruppo della Camera di approvare la legge di stabilità entro domenica.
16.34 – La borsa di Milano scende ancora, ora è sotto di 4,30 punti percentuali.
16.28 – Marco Stradiotto, deputato PD, scrive su Twitter che “il Presidente della [commissione] Bilancio comunica che entro le 18.30 arriveranno gli emendamenti del governo con relativa relazione tecnica”.
16.22 – PdL e Lega hanno ritirato tutti gli emendamenti dalla legge di stabilità in commissione Bilancio al Senato. Questa mattina anche il PD aveva annunciato il ritiro dei suoi emendamenti, tutti esclusi una decina.
16.15 – Punto della situazione sulle intenzioni dei partiti rappresentati in Parlamento. PD, UdC e Futuro e Libertà si sono detti disponibili a dare il loro contributo a un governo di emergenza. L’Italia dei Valori in questi mesi ha avuto una posizione più ondivaga ma oggi Di Pietro ha chiesto di andare a votare subito. La Lega vuole andare a votare. Rimangono tre soggetti, ancora piuttosto incerti. Primo: i Responsabili. Non si capisce ancora cosa vogliono fare. Secondo: il gruppo misto. Molti sarebbero disponibili a un governo di emergenza (tra questi Alleanza per l’Italia e Forza Sud di Micciché). Terzo e più importante: il PdL. Berlusconi vuole votare, ovviamente, ma ci sono vari dirigenti del partito – tra questi Scajola e Pisanu – che hanno detto di auspicare un governo di larghe intese. Senza l’adesione di una parte del PdL al Senato non può esserci nessuna maggioranza alternativa all’attuale.
16.00 – Wall Street -2,40 per cento, Piazza Affari -3,70 per cento.
15.59 – Anche la Camera riunisce alle 18 i suoi capigruppo. Stasera dovremmo sapere quindi con qualche certezza i tempi di approvazione della legge di stabilità.
15.57 – Stefano Menichini: “Aggiorno la lista dei capi pidiellini contro le elezioni: Scajola, Alemanno, Formigoni, Miccicché, Pisanu”
15.45 – Un paio di settimane fa la BBC aveva spiegato con efficacia e sintesi i punti fondamentali della crisi economica italiana.
Il nostro problema principale, come si sa e si ripete da molti anni e ancora di più dall’inizio della crisi, è il debito pubblico. Uno dei celebri parametri di Maastricht, che regolavano l’ingresso degli stati europei nella moneta unica, stabiliva il tetto del 60 per cento del rapporto tra debito e prodotto interno lordo (PIL): un rapporto che l’Italia raggiunse nel 1982. Da allora, il nostro debito pubblico è cresciuto in modo drammatico nell’arco di pochi anni: tra il 1982 e il 1994, in soli dodici anni, è passato dal 60 per cento al 121 per cento del prodotto interno lordo. Pochissimi paesi del mondo hanno percentuali maggiori, tra cui la Grecia colpita dalla crisi (che supererà il 160 per cento nei prossimi anni, secondo le previsioni) e il Giappone (che ha condizioni eccezionali nel panorama economico mondiale, con un rapporto deficit/PIL oltre il 200 per cento).
Oggi il debito italiano è di poco inferiore al suo massimo storico, intorno al 118 per cento. Si tratta di un rapporto: una crescita della nostra economia porterebbe a una crescita del PIL, abbassando quel valore. In passato, i governi hanno potuto diminuire il peso del debito aumentando l’inflazione, ovvero intervenendo sul valore della moneta: semplificando, se dieci anni fa lo Stato ha prestato 100 promettendo di restituire 120, e nell’arco dei dieci anni la moneta si è svalutata molto (aumentando i prezzi e i salari, e quindi le tasse), restituire quei 120 diventa molto più facile. Da quando l’Italia fa parte dell’euro, tuttavia, le politiche monetarie sono decise centralmente, e non si può più ricorrere allo strumento dell’inflazione.
15.39 – Andrea Sarubbi, deputato del PD, scrive su Twitter:
Troppe richieste, Udc verso numero chiuso e test d’ingresso: l’atto di dolore a memoria, per cominciare.
15.37 – La borsa di Milano invece perde il 3,4 per cento.
15.35 – Intanto Wall Street apre male, -1,93 per cento.
15.22 – E dopo la legge di stabilità, cosa succede? L’unica cosa certa è che il Capo dello Stato aprirà le consultazioni e cercherà di capire se in Parlamento può esistere un’altra maggioranza. Il voto di ieri dimostra che alla Camera un’altra maggioranza esiste già, numericamente, ma non è chiaro se lo è anche politicamente. Questa mattina, per fare un esempio, Antonio Di Pietro ha chiesto il voto subito, senza governi di larghe intese. Poco fa l’ufficio di presidenza di Futuro e Libertà ha diffuso una nota con cui “auspica che già nella prossima settimana l’Italia abbia un nuovo governo di ricostruzione nazionale”. Inoltre al Senato il centrodestra può contare su numeri ben più favorevoli di quelli della Camera: se pure tutta l’opposizione dovesse mettersi d’accordo, al Senato potrebbe non essere abbastanza. Senza contare che, senza una corposa fuoriuscita di parlamentari dal PdL, Napolitano dovrebbe a quel punto dare mandato a un governo che contraddice platealmente il risultato delle ultime elezioni politiche. Teniamo sempre presente che tutto può ancora cambiare molto, ma per ora la strada verso le elezioni anticipate sembra molto più agevole di quella che porta a un governo di larghe intese.
15.14 – La conferenza dei capigruppo del Senato è convocata alle 18. In quella sede si decideranno le tappe dell’iter della legge di stabilità.
15.06 – Ieri Ballarò ha trasmesso questo servizio che riassume 17 anni in quattro minuti. Tutte cose molto viste, eh, però messe insieme fanno un certo effetto.
15.03 – Luigi Li Gotti, senatore dell’Italia dei Valori, scrive su Twitter:
Esamino il maxiemendamento. 90 pagine. A prima valutazione, e’ invotabile. A presto.
(naturalmente nessuno ipotizzava che l’IdV avrebbe votato il maxiemendamento, nemmeno dopo cento valutazioni)
15.01 – Le cronache politiche sono appese alla legge di stabilità e ai suoi tempi, come sappiamo: questa mattina ne hanno discusso a lungo Tremonti e Letta, a colloquio con Napolitano al Quirinale.
14.59 – Lo spread tra BTP e Bund in questo momento è a 560. Non aveva mai oltrepassato i 500 punti, prima di oggi.
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Il giorno dopo l’annuncio delle dimissioni di Silvio Berlusconi la situazione in Italia è ancora ben lontana dall’essere definita. Si sa che la storia di questo governo è finita, ma non si sa ancora quando: la legge di stabilità potrebbe essere approvata in tre giorni come in due settimane, il calendario dei lavori non è ancora noto ma si sa che oggi, alle 16, in commissione Bilancio al Senato dovrebbe arrivare l’ormai leggendario maxiemendamento. Intanto questa mattina le borse hanno fatto registrare indici pessimi, lo spread tra BTP e Bund ha sfondato quota 500 ed è arrivato oltre 560, prima di scendere un po’.
foto: Roberto Monaldo / LaPresse