Le prove generali
Guida alla giornata parlamentare di oggi, con un po' di numeri
Dopo una giornata passata a rincorrere chiacchiere, oggi la scombinata e pericolante situazione del Governo italiano si troverà davanti oggi un ostacolo concreto: il voto sul Rendiconto finanziario generale del 2010. Per capirci, quello su cui il Governo era già inciampato un mese fa. La discussione e il voto alla Camera si terranno nel pomeriggio, a partire dalle 15.30.
Oggi alle 10 si è riunita la presidenza del gruppo parlamentare del PD, poche ore dopo si riuniranno i capigruppo di tutta l’opposizione e Bersani vedrà Pannella e Bonino, in rappresentanza dei sei deputati radicali. L’opposizione ha deciso di astenersi sul Rendiconto finanziario. Per due ragioni, una di merito e una di metodo: nel merito, perché molti considerano irresponsabile e dannosa una seconda bocciatura del Rendiconto finanziario del 2010, che sarebbe tra l’altro molto sgradita al Capo dello Stato; nel metodo, perché è noto da mesi che le opposizioni vogliono dare il colpo di grazia a Berlusconi solo quando avranno la certezza dell’esistenza dei numeri per sfiduciarlo. Quella di oggi, quindi, sarà realisticamente una prova generale: il numero di voti che riuscirà a ottenere il Governo determinerà le prossime tappe di questa crisi politica.
Lo scorso 14 ottobre il Governo aveva ottenuto la fiducia della Camera con 316 voti. Il 14 dicembre erano bastati 314 voti a Berlusconi per sconfiggere l’opposizione e tenere in piedi il Governo. Come è noto, in questi giorni Berlusconi ha perso alcuni deputati, mentre altri sono dati quantomeno in dubbio. Prendete questi conti con tutte le cautele del caso, ché abbiamo già visto la situazione cambiare in modo repentino, ma in questo momento l’opposizione dovrebbe contare su 312 voti certi mentre il Governo su 311. In mezzo c’è un area grigia di deputati dati per indecisi e che di fatto determineranno le sorti del PresdelCons: i nomi che si fanno sono soprattutto tre, quelli dei deputati Milo, Pittelli e Buonfiglio. Se i giornali di oggi danno per scontato che il Rendiconto passi, tutti sottolineano che sarà fondamentale la soglia dei voti ottenuti dalla maggioranza: con 314 voti il PresdelCons potrebbe quanto meno tentare di andare avanti ancora un po’, mentre con meno di 310 voti la situazione si farebbe critica, probabilmente in modo non eludibile. E l’opposizione comincerebbe a raccogliere le firme per la sua mozione di sfiducia.
Il PresdelCons si dimetterebbe, a quel punto? Marzio Breda sul Corriere ricorda – lo avevamo già scritto – che la legge non prevede alcun obbligo formale in questo senso.
La dottrina non lo prevede. La prassi invece non esclude che il capo dello Stato, in una simile eventualità, senta informalmente il premier (ma senza alcuna intimatio, usando solo la persuasione morale) e lo interroghi su come pensa di andare avanti e soprattutto di garantire un’efficace azione di governo. La risposta la si può intuire, Berlusconi l’ha ripetuta fino alla nausea, e anche ieri: non lascio, recupererò gli scontenti e avrò i numeri, e lo dimostrerò fra pochi giorni al Senato, dove mi farò votare la fiducia sul maxi-emendamento. Questo dovrebbe/potrebbe dire. E si sa che a Palazzo Madama, diversamente dalla Camera, la sua maggioranza è per il momento più salda.
Al Senato il Governo può contare su 164 voti (sarebbero 165, contando Schifani) mentre l’opposizione ne ha 147. Il voto sul maxiemendamento è previsto per martedì 15 novembre, alle 11 del mattino. I giornali di tutto il mondo hanno ripreso alcune biascicate parole di Bossi, secondo cui la Lega avrebbe chiesto a Berlusconi di fare un passo “di lato”. In realtà la notizia dell’offerta era già circolata ieri ed è raccontata sui giornali di stamattina: il PresdelCons l’avrebbe rifiutata, avendo deciso di confrontarsi con il voto del Parlamento.
foto: GEORGES GOBET/AFP/Getty Images