Condannato il medico di Michael Jackson
Il dottor Conrad Murray è stato ritenuto colpevole dell'omicidio involontario del cantante
Dopo sei settimane di processo, quarantanove testimonianze e nove ore di discussione, i dodici giurati del processo per la morte di Michael Jackson hanno raggiunto un accordo sul verdetto: il medico Conrad Robert Murray, unico imputato, è stato dichiarato colpevole di “omicidio involontario”. Rimarrà in custodia senza possibilità di cauzione e il 29 novembre è attesa la condanna. Murray rischia fino a quattro anni di prigione.
Alla lettura del verdetto erano presenti i familiari di Michael Jackson. Secondo l’accusa, la morte del cantante è responsabilità del medico personale che eseguì una serie di operazioni “incompetenti e maldestre”.
Il processo era iniziato il 27 settembre, al Clara Foltz Justice Center, nel centro di Los Angeles. Conrad Murray, medico personale del cantante, era accusato di omicidio involontario (manslaughter) per aver iniettato alla popstar, il 25 giugno 2009, una dose letale del potente anestetico Propofol.
Conrad Robert Murray, nato nel 1953 a Grenada, nel mar dei Caraibi, era diventato il medico personale di Michael Jackson nel marzo 2009, tre mesi prima della morte del cantante: era un cardiologo e aveva conosciuto Michael Jackson nel 2006, dopo aver curato uno dei suoi tre figli. Murray aveva accettato l’incarico per 150mila dollari al mese.
Il giorno della sua morte Jackson avrebbe detto al medico: «Fammi solo dormire. Non è importante a che ora mi sveglio», e Murray aveva accettato di fargli un’iniezione di Propofol, così come ogni notte dagli ultimi due mesi (secondo quanti riportato da Murray stesso alla polizia). Dopo l’iniezione il suo paziente si era addormentato, Murray era andato in bagno e al suo ritorno aveva scoperto che Jackson non stava più respirando e aveva un battito cardiaco molto debole.
Il dottor Murray aveva provato personalmente a rianimare Jackson. Nell’arco di pochi minuti erano arrivati sul posto i paramedici dei vigili del fuoco di Los Angeles, chiamati dal servizio di sicurezza del cantante che avevano deciso di trasferirlo all’ospedale del campus della maggiore università della città, l’UCLA. Gli sforzi per rianimarlo furono inutili, e Jackson fu dichiarato morto.