Una stupida giornata
Forse era meglio starne alla larga, va' a capire: a meno di non volerla prendere come una lezione esemplare, ennesima
È stata una giornata politico-mediatica di stupidità suprema, quella di oggi: esemplare della complicità dei due ambiti (politico e mediatico) nel coltivare l’insulsaggine cialtrona della scena pubblica italiana persino nel momento in cui la sua epoca più intensa sembra giunta alla fine.
Stamattina il vicedirettore di un quotidiano filogovernativo si è detto certo delle dimissioni del Presidente del Consiglio entro domattina, nientemeno. Lo ha seguito a ruota il direttore di un altro quotidiano filogovernativo. La cosa ha assunto una dimensione – e la notizia una rilevanza – che anche al Post abbiamo ritenuto di prenderla sul serio, e ora un po’ ce ne rammarichiamo. Ma una volta cominciato il racconto, era impossibile non seguirne gli sviluppi e spiegare ogni aspetto.
E insomma, quando la fine del berlusconismo cominciava a essere annunciata anche sulle homepage dei siti internazionali, con le borse in totale agitazione, è arrivato Berlusconi in persona e ha detto che erano tutte balle. Allora i due responsabili ne hanno preso atto, come se niente fosse (e intanto le borse incassavano il colpo). Il vicedirettore di Libero però – in similitudine alla sventatezza di Javier Solana di ieri sulla falsa morte di Ariel Sharon – non è riuscito a dire “ho fatto una cretinata” e ha voluto affermare che chiunque al posto suo eccetera (ma per queste cose, valgono i risultati: si è dimostrata una balla, quindi hai fatto una cretinata). E ha messo su YouTube la registrazione della telefonata con un “alto dirigente del PdL” che gli dava la dritta sulle dimissioni, stamattina.
Attenzione, siamo al vicedirettore di uno dei giornali che hanno scatenato una furibonda battaglia contro la violazione della privacy attraverso la pubblicazione di telefonate registrate (successivamente, Bechis ha sostenuto di non essere “mai stato contrario all’uso politico delle intercettazioni”), che dimostra che lui registra le telefonate con i suoi interlocutori (a loro evidente insaputa) e poi le pubblica online senza dir loro nulla (chi parlerà ancora al telefono con Bechis, ora?). Il vicedirettore, pensandosi sgamatissimo, accelera la registrazione della conversazione per renderla meno identificabile: col risultato che decine di utenti la rallentano in un istante e la registrazione “normale” viene pubblicata ovunque, con ipotesi diverse sull’informatore che si concentrano su un deputato del PdL (il quale nell’audio usa espressioni volgarmente critiche nei confronti del Presidente del Consiglio, che di certo non userebbe in pubblico).
A questo punto il vicedirettore, quello che la mattina aveva garantito dimissioni del PresdelCons entro 24 ore, nega su Twitter che l’interlocutore sia il maggior sospettato e continua ad aggiungere dettagli disordinati. La mattina aveva tra l’altro riferito la confidenza di un’altra deputata PdL sul fatto che l’UdC avrebbe appoggiato un governo Letta. E nel frattempo si sono chiuse le borse, non senza tranvate varie dovute a questo circo, seguito con concitazione da tutti i media online alla vigilia di un importante voto di fiducia alla camera.
E sapete cos’è stata, questa giornata? Il condensato in poche ore dello stato di ebbrezza permanente del sistema politico-mediatico di cui dicevamo, che il Post oggi si è disposto a seguire pensando che non si potesse arrivare a tante vette di asilo infantile e che ci fosse la notizia: e ha sbagliato. In molti si sono divertiti, certo, e anche a noi ogni tanto viene da ridere, mentre teniamo gli occhi sullo schermo. Poi li solleviamo e diamo un’occhiata a come stiamo messi.