La guerra di Anonymous contro i narcos messicani
Dichiarata un mese fa, giovedì è stata cancellata tra minacce di ritorsioni: oggi sembra coinvolga una sola persona
di Eugenio Cau
La guerra tra Anonymous e il cartello della droga messicano Los Zetas è iniziata il 6 ottobre scorso. In quella data su Youtube viene pubblicato un video in cui un uomo che indossa la maschera di Guy Fawkes mima un discorso che viene recitato in sottofondo da un campionatore di voce. Il presunto rappresentante di Anonymous si rivolge agli “Anonymous di Veracruz, del Messico e del mondo”: afferma che nella città messicana di Veracruz un attivista è stato rapito da appartenenti al cartello de Los Zetas durante un’operazione ‘Paperstorm’, vale a dire durante una distribuzione di volantini e pamphlet. Il comunicato ne chiede la liberazione e minaccia la diffusione di informazioni sensibili sul cartello dei Los Zetas, con la rivelazione delle identità, delle attività e degli indirizzi di tassisti, giornalisti, poliziotti complici dei narcotrafficanti, e si conclude in questo modo: “Avete fatto un grosso errore a rapire uno di noi. Liberatelo, e se dovesse capitargli qualcosa voi figli di puttana ricorderete il prossimo 5 novembre”. Nonostante i toni del messaggio, della “dichiarazione di guerra” si parla poco, sia tra i media che in Rete.
Le rivendicazioni del video del 6 ottobre giungono all’attenzione pubblica verso la fine del mese, quando il sito personale dell’ex procuratore dello stato di Tabasco, Gustavo Rosario Torres, viene oscurato per far posto a un messaggio a tutta pagina in cui campeggia la scritta “Gustavo Rosario es Zeta”, scritta accompagnata da una maschera di Guy Fawkes. In sostanza, un’accusa di collusione con i narcotrafficanti. A tutt’oggi il sito non è ancora stato ripristinato.
Il 28 ottobre l’organizzazione statunitense di strategia e geopolitica Stratfor, una delle fonti principali dei media messicani sulle questioni legate alla sicurezza, si occupa sul suo sito del video degli Anonymous veracruzani, scrivendo un breve rapporto sulle possibili conseguenze di una guerra telematica tra il cartello della droga e il gruppo degli attivisti. La pubblicazione del rapporto di Stratfor rilancia la vicenda sui media, che viene ripresa da tutti i maggiori mezzi di comunicazione messicani e statunitensi.
Il gruppo di Anonymous pare essere preso alla sprovvista. Il 30 ottobre il quotidiano Milenio pubblica un’intervista ai gestori del sito Anonymous Iberoamerica, i quali dichiarano chiusa un’operazione che già su Twitter aveva iniziato a essere definita #OpCartel, Operation Cartel. Questo perché l’operazione sarebbe eccessivamente pericolosa, specie se rivolta contro un cartello che negli ultimi mesi ha già dimostrato la capacità e la volontà di rintracciare e colpire attivisti su Internet.
Il giorno successivo tuttavia lo stesso sito di Anonymous Iberoamerica annuncia con un nuovo video che dopo le numerose dichiarazioni di sostegno e solidarietà ricevute all’indomani della cancellazione l’operazione #OpCartel è stata riattivata. Nel nuovo comunicato il gruppo degli Anonymous esorta “tutti coloro che non siano adeguatamente protetti ad abbandonare immediatamente l’operazione e a farlo pubblicamente, essendo questa un’operazione estremamente rischiosa, nella quale esiste il pericolo concreto e verosimile di grosse perdite di vite umane”. Il comunicato chiede inoltre di non indossare le maschere di Guy Fawkes durante manifestazioni pubbliche, di non comprare le stesse per posta, di non usarle come foto per un profilo su internet, di non parlare di Anonymous con nessuno e di adottare tutte le misure possibili per la preservazione della propria identità.
In una nuova intervista a Milenio, i membri di Anonymous rendono pubblica l’intenzione di riprendere in mano l’operazione e ribadiscono la data simbolica del 5 novembre, giorno dell’arresto di Guy Fawkes nel 1605, come giorno in cui i dati sensibili sui Los Zetas inizieranno a essere pubblicati.
Giovedì, tuttavia, #OpCartel viene cancellata una seconda volta. Verso sera iniziano a circolare messaggi su Twitter secondo cui il membro veracruzano di Anonymous che all’inizio di ottobre era stato rapito dai Los Zetas sarebbe stato liberato, e che i narcotrafficanti gli avrebbero affidato un messaggio per gli Anonymous. Ormai a notte fonda, un comunicato sul sito di Anonymous Iberoamerica ufficializza la cancellazione dell’operazione. Nel messaggio effettivamente recapitato agli Anonymous i Los Zetas avrebbero minacciato pesanti ritorsioni sulla famiglia dell’attivista appena rilasciato nel caso in cui l’operazione fosse proseguita: dieci persone giustiziate per ciascun nome di narcotrafficante o fiancheggiatore rivelato. Da qui la decisione di Anonymous di non pubblicare le informazioni che pure sarebbero in loro possesso, e di abbandonare #OpCartel.
Fin da subito la Rete si riempie di accuse di codardia e di tradimento contro il gruppo degli Anonymous, accuse unite a teorie più o meno complottiste riguardo possibili interventi del governo messicano o delle forze armate nella vicenda. I proclami isolati di singoli utenti di Twitter che annunciano di voler proseguire l’operazione da soli non aiutano a chiarire le dinamiche della questione né l’effettiva veridicità di una vicenda dai tratti difficilmente delineabili, vista la completa assenza di nomi, fatti, persone reali cui potersi appigliare.
L’unica persona fisica coinvolta nella vicenda a cui può essere dato un nome riconoscibile è Barrett Brown, giornalista statunitense i cui lavori sono apparsi sul Guardian, su Al Jazeera e altre testate, riconosciuto da molti come uno dei portavoce del movimento Anonymous. Nonostante la cancellazione di #OpCartel da parte del gruppo, Brown ha affermato di voler proseguire l’operazione da solo, pubblicando il materiale già rinvenuto e assumendo su di sé tutte le responsabilità e i pericoli che la cosa comporta. Nel corso della mattinata di ieri Brown ha pubblicato un tweet con il tag di #OpCartel in cui consiglia di guardarsi da Ron Moore, procuratore distrettuale di Asheville, in North Carolina, senza aggiungere altre informazioni a riguardo. Il flusso delle informazioni in ogni modo si blocca con questo primo tweet. Intanto in Messico il 5 novembre, la data che era stata indicata per la diffusione delle informazioni, è passato. I siti e gli account Twitter legati ad Anonymous tacciono.
foto: STR/AFP/Getty Images